Roberta CELLA La documentazione Galleran

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le Abbreviazioni bibliografiche (pp. LIII-LXII), la lista delle Sigle e segni speciali
(pp. LXIII-LXIV) e le Tavole con le riproduzioni fotografiche dei documenti più antichi. Le Carte della Badia di Settimo e della Badia di Buonsollazzo (998-1200) (pp.
3-246) sono riportate in ordine cronologico. Per ogni documento è curata una scheda,
in cui sono riportati il titolo, il regesto, le note di tradizione e le note di tradizione.
Nella redazione dei regesti le curatrici rinunciano all’obbligo d’essere a tutti i costi,
brevi. In questo modo evitano la semplice ripetizione della sola dispositio, puntando
più su una lettura interpretativa del documento. Il testo dei documenti non è appesantito dalla presenza di parentesi per lo scioglimento delle abbreviazioni, poiché l’uso
ne è stato limitato ai soli casi incerti.
Il volume è inoltre provvisto di tre appendici, che sono di notevole utilità allo
studio delle carte. L’Appendice I (pp. 249-259) riporta le “memorie trecentesche di
carte altomedievali”, ovvero i regesti contenuti nel fondo delle Compagnie Religiose
Soppresse dell’Archivio di Stato di Firenze, relativi a cartae della Badia di Settimo
che non si sono conservate, ma che rientrano nel periodo in questione. L’Appendice
II (pp. 261-274), alla stessa maniera, riporta i regesti di carte della Badia di Buonsollazzo andate perdute e contenuti in fondo delle Compagnie Religiose Soppresse
dell’Archivio di Stato di Firenze. L’Appendice III (pp. 275-282) accoglie invece la
serie, in ordine cronologico, dei signa di notai e giudici che compaiono nei documenti nelle carte edite, e che, per il rispetto delle norme di edizione, sono stati sostituiti
da un segno speciale nelle trascrizioni. Per ogni signum è riportato il nome e la qualifica del titolare dichiarati nel documento, l’indicazione e gli estremi cronologici dei

documenti in cui essi compaiono.
Alle appendici seguono l’Indice dei datari e cancellieri, dei rogatari e scrittori
dei documenti (pp. 285-286), l’Indice dei giudici e notai sottoscrittori dei documenti
(p. 286), l’Indice delle persone dei luoghi e delle cose notevoli (pp. 286-326) e
l’Indice dei documenti (pp. 327-330). L’ordine degli indici è quello alfabetico tranne
che per quanto attiene ai documenti, i quali sono ordinati cronologicamente.
Il volume è il risultato di un attento lavoro di trascrizione, commento e critica
dei testi. L’edizione di questi documenti è uno strumento fondamentale per gli studiosi di Medioevo toscano e di diplomatica, ma anche un importante contributo alla
ricerca storica.
PIETRO SIMONE CANALE

Roberta CELLA, La documentazione Gallerani-Fini nell’Archivio di Stato di
Gent (1304-1309), Firenze, Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2009, 408 pp. (Memoria
Scripturarum. Testi in volgare, 1. Memoria Scripturarum, 4), ISBN 978-88-8450312-1.
Roberta Cella studia il fondo relativo alla compagnia senese dei Gallerani che
opera tra Parigi, Cambrai, le Fiandre, Londra e presso la Corte Pontificia nel primo
Trecento. Alcuni libri relativi ai conti dell’azienda senese erano già stati precedente-

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mente studiati da Georges Bigwood e, dopo la sua morte avvenuta nel 1930, da Armand Grunzweig negli anni Sessanta del Novecento. La scoperta di questi documenti
avviene – come spiega l’autrice in premessa – fortuitamente: trovandosi in Belgio
per un Convegno, Roberta Cella decide di fare un sopralluogo in Archivio dove, il
direttore Willy Buntix, le porta tre faldoni specificando che il contenuto è rappresentato da documenti in italiano che nessuno aveva mai consultato prima (p. VII).
Dall’analisi del fondo che la studiosa ha non soltanto descritto ma anche, in
parte, ordinato e inventariato salvandolo così dall’oblio, emergono alcuni dati di
grandissima importanza che permettono, sia agli studiosi di linguistica che a quelli di
storia, di acquisire notizie utili alla ricostruzione di quel periodo.
Centrale appare il ruolo di Tommaso Fini, un mercante senese che nel 1306
viene nominato «recheveur souverain et especiael» (p. 3) dal conte di Fiandra Roberto III di Béthune. Pare che Fini sia stato segnalato a Roberto III da Bonsignore Bonsignori, marito di Binda Gallerani, figlia di Ciampolo, uno dei più importanti soci
dell’omonima compagnia. Coadiuvato dai suoi due fratelli – Bartolomeo e Filippo –
Tommaso, detto Massìno, eserciterà il ruolo di esattore fino al settembre del 1309
quando, accusato di malversazione, viene arrestato dal conte assieme al fratello Bartolomeo. I libri e le carte dei Fini vengono confiscate e depositate nel castello di Rupelmonde da dove, in seguito a una serie di spostamenti puntualmente testimoniati
dalla studiosa, approdano all’Archivio di Stato di Gent. La scoperta dell’autrice ha
riportato alla luce una serie di libri e carte provenienti dal sequestro Fini, mai ordinata, né classificata prima e spesso in cattivo stato di conservazione: si tratta di tre
grossi faldoni sui quali era apposta una semplice ed anonima numerazione delle carte

in modo progressivo.
Una «Pompei documentaria medievale» (p. 8) la definisce Roberta Cella. La
quantità della documentazione, in relazione alla sua altezza cronologica, costituisce
forse la caratteristica più importante del fondo: centinaia di pezzi in latino, decine di
fascicoli e fogli sciolti in volgare senese che, dal punto di vista linguistico, costituiscono un vero e proprio tesoro. Per un brevissimo arco di tempo di circa cinque anni,
il fondo Gallerani-Fini conserva moltissime informazioni e in più, a differenza di altri documenti analoghi, tali informazioni provengono tutte dalla stessa compagnia
commerciale. Si tratta di carte notarili in latino, annotazioni contabili in volgare,
quietanze di pagamento in francese e in toscano solo per fare alcuni esempi della varietà non solo contenutistica ma anche linguistica del fondo.
La studiosa ha il merito non solo di aver scoperto le carte ma anche di aver
classificato la documentazione in assenza di precedenti da seguire come modello, distinguendo il contenuto in varie sezioni – dalle lettere ai libri di conto, dalle annotazioni contabili agli attergati – e tenendo conto anche del luogo di redazione: Parigi,
fiere della Champagne, Londra, Fiandre, Italia. La descrizione analitica dei documenti segue la progressione cronologica e in coda a ogni singola sezione, troviamo
anche i pezzi la cui datazione è stato impossibile desumere, nemmeno approssimativamente. Ogni scheda descrittiva reca poi il titolo del pezzo, la collocazione
d’archivio, l’eventuale riferimento ad un inventario a stampa e all’edizione, la descrizione materiale e contenutistica.

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Roberta Cella ci spiega anche che la scelta dei testi da pubblicare si è basata
sulla necessità di dare risalto a quei documenti che hanno tipologie funzionali poco o
per nulla note o tipi materiali inusuali. Una lunga parte della trattazione è poi dedicata allo studio della caratterizzazione linguistica dei testi editi: morfologia, sintassi,
lessico.
Il volume si conclude, infine, con una sezione molto approfondita di indici: dei
testi del fondo Gallerani-Fini (pp. 371-374), degli antroponimi e dei toponimi (pp.
375-393), delle cose notevoli e dei testi antichi (pp. 394-398), dei fenomeni linguistici e delle forme citate (pp. 399-405), degli studiosi e degli strumenti citati (pp. 406407). Molto utili inoltre le riproduzioni fotografiche che, a fine volume, rappresentano un utile strumento di approfondimento dal punto di vista dell’analisi paleografica.
Lo studio condotto da Roberta Cella ha l’eccezionale merito di aver recuperato
alla memoria dei documenti altrimenti destinati all’oblio e che invece rappresentano
una testimonianza preziosissima dal punto di vista storico-linguistico. All’autrice,
pertanto, vanno il riconoscimento e la gratitudine di tutti gli studiosi che – attraverso
il suo lodevole lavoro – potranno usufruire di un validissimo e indispensabile strumento per le loro ricerche.
ALESSANDRA MANGANO

Laura NERI, Federigo di Giunta notaio. Imbreviature (1268-1271), Firenze, Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2006, 296 pp.
L’esiguo numero dei protocolli duecenteschi di cui possiamo disporre ci fa apprezzare maggiormente questa pubblicazione. Laura Neri ci restituisce il registro di
imbreviature notarili del notaio e chierico Federigo di Giunta,che fu attivo a Siena
nella seconda metà del XIII secolo.
Delle origini e della formazione professionale del notaio non abbiamo nessuna
notizia, ma sappiamo che è in attività dal 1263, anno in cui è chiamato a redigere

l’atto di nomina del sindaco di Toiano (p. XII). Il protocollo, segnato col numero 4
nel fondo Archivio notarile antecosimiano dell’Archivio di Stato di Siena è stato attribuito al notaio, secondo quanto precisato nell’introduzione, in base al signum personale in testa alla prima carta.
Come sottolineato dalla stessa curatrice dell’opera il registro si presenta pressoché integro – pur se esiguo (solo 34 fogli) – e ha una certa rilevanza in quanto essendo, presumibilmente, l’unico registro usato dal notaio, permette di ricostruirne fedelmente la clientela, i rapporti che intratteneva con essa, gli spostamenti e le abitudini del notaio e, elemento di grande rilievo, le dinamiche che in un periodo di grandi
trasformazioni, si sviluppano tra un comune che si espande prepotentemente e il suo
contado.
Si può affermare, senza ombra di dubbio, che il volume si inserisce perfettamente nella sezione “Testi” (edizioni integrali corredate di indici analitici) della collana Memoria Scripturarum che nasce con l’intento di apportare un contributo signi-

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