M. Bedello Tata A.Bedini L. Bassanelli P (1)

Scritti in ricordo di Gaetano Messineo

a cura di E. Mangani, A. Pellegrino

Espera

Memorabilia. Atti, Ricordi e Miscellanee/3

Il volume è pubblicato da

© Edizioni Espera v.le Monte Falcone 71 00077 Monte Compatri (RM) www.edizioniespera.com edizioniespera@gmail.com

Impaginazione a cura della Casa Editrice Tutti i diritti riservati

ISBN 978-88-941582-3-6 In copertina: Il giardino. Affresco del triclinio della Villa di Livia a Prima Porta, Palazzo Massimo alle Terme. Frederick de Moucheron, Tour en ruine proche de Rome (recto); sec. XVII. Disegno; penna e inchiostro bruno; cm 19

x 32. Chantilly, Musée Condé, inv. DE 1116.

Indice

Premessa pag. 7 Tabula Gratulatoria » 11 Ricordi S. Loiacono Clarke

Gaetano Messineo ( in memoriam) » 15

D. Scarpati Gaetano Messineo: un archeologo per davvero » 17

R. Spadea Frammenti di una lunga amicizia » 19

Abbreviazioni Bibliografiche » 23 Pubblicazioni di Gaetano Messineo » 25 N. Allegro

Rilievo fittile da Himera » 37 Α. Α ρχοντίδου -Α ργυρη

Ψαρά: Ένα «καταφύγιο» του µυκηναϊκού κόσµου στο κέντρο του Αιγαίου » 43 M. Bedello Tata, L. Suaria

Scavo e valorizzazione di una villa rustica nell’area commerciale di Castel Romano (Roma)

» 55 M. Bedello Tata, A. Bedini, L. Bassanelli, P. Bassanelli,

M. Muzzupappa, F. Bruno Scoperte e restauri a Ficana tra vecchie e nuove collaborazioni

» 63 O. Belvedere, A. Burgio, R.M. Cucco

I nuovi scavi a Villa S. Marina » 81 M. Buonocore

Gaetano Marini e i papiri di Ercolano: una inedita relazione del 1777 » 89

C. Calci La serie Risorgimento Italiano delle medaglie di Francesco Grazioli

A. Carbonara, F. Panariti Aggiornamenti sulla viabilità ostiense. La via Ostiense e la via Severiana

» 109 M. Cultraro

Elementi di interesse paletnologico nei depositi di olio bituminoso della Sicilia centro-occidentale

» 129 M. David

Burdigala e Mediolanum nell’età di Teodosio. Fonti letterarie e fonti archeologiche a confronto

F. Delpino Felice Barnabei e il collezionismo artistico e antiquario pag. 147

E. Di Giampaolo Divagazioni archeologiche su un sito arcaico d’altura a Petralia Soprana

» 157 L. Finocchietti

Le caratteristiche topografiche del vicus di Foruli » 167 S. Gigli Quilici

Strade e marciapiedi, carri e pedoni a Norba » 177

G. Greco Da Hera Argiva alla Madonna del Granato: la costruzione di una iconografia

G. Grossi Una nuova necropoli italica di tombe a tumulo nel territorio della sannita Civitas di Borrello (CH)

E. La Rocca Sulla bottega di Pasiteles e di Stephanos. II. Le Appiades di Stephanos nei monumenta Asinii e nel foro di Cesare

C. Letta Un epigramma funerario su una stele con Porta Ditis dalla Marsica

F. Lo Schiavo Ancora sulle spade votive: il complesso dal nuraghe S’Iscolca di Ozieri

E. Mangani Concezio Rosa, abruzzese

A. Pellegrino La ricerca archeologica ad Efestia (Lemno), 1992-1999

A. Pellegrino Monte Pallano e la Lucania della valle del Sangro

» 271 R. Pierobon Benoit

“Planta pedis”: un modo di comunicare. Un caso dal territorio di Iasos » 289 M. Piranomonte

Proseguire il cammino: l’attività sul territorio del XV municipio dopo Gaetano Messineo

» 299 L. Quilici

La villa dei Settebassi a Roma Vecchia » 307 M. Ricciardi

Lavori nel sito preistorico di Poliochni: esperienze di restauro e valorizzazione condotte tra gli anni 1986 e il 1997

» 315 M.A. Rizzo

Rappresentazioni di navi su due grandi pissidi white-on-red dalla tomba 1 di San Paolo a Cerveteri

A. Russi Per la storia del Museo Nazionale d’Abruzzo all’Aquila. Il dibattito sulla sua istituzione e gli interventi di Gaetano De Sanctis e Valerio Cianfarani

pag. 333 R. Santangeli Valenzani

L’iscrizione di Teodora da Santa Sabina. Una nuova ipotesi di interpretazione » 345

F. Vistoli, A. Locchi Alla ricerca di Prassitele. Brevi note su un inedito scavo archeologico del

XIX secolo nell’Agro Veientano » 355

Gaetano Messineo, 1971. Foto Eugenio La Rocca.

Scoperte e restauri a Ficana tra vecchie e nuove collaborazioni

Margherita Bedello Tata - Alessandro Bedini - Leonardo Bassanelli Pietro Bassanelli - Maurizio Muzzupappa - Fabio Bruno

Stato degli studi ( 1970-2014)

La storia degli studi sull’antica Ficana è ca- ratterizzata da un intreccio di collaborazioni eccellenti coordinate dalla Soprintendenza Archeologica di Ostia, oggi confluita nella Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il MNR e l’Area Archeologica di Roma. Come peraltro ben sapeva Gaetano, il concorso di competenze diverse si rivela fondamentale nella ricerca archeologica, specie nei momenti di forte difficoltà per la cultura sia sul fronte economico che programmatico. L’avvicen- darsi di collaborazioni con Università, Enti di ricerca e Istituzioni culturali italiane e stranie- re, iniziate negli anni settanta del Novecento, dà ancora oggi i suoi frutti grazie al generoso contributo di molti degli studiosi che fin dagli inizi seguirono le varie équipes di lavoro. Fig. 1 - Aerofoto con perimetrazione delle aree archeologiche

Il sito di Ficana ha conservato nel tempo sottoposte a vincolo: 1) abitato, 2) necropoli. un nesso inscindibile tra l’abitato, individua-

finale, ha il suo floruit intorno alla metà del to sul pianoro di Monte Cugno, ad Acilia, e

VII sec. a.C. e appare costituita prevalente- la sua necropoli, che occupa le prospicien- mente da tombe a fossa colmate da più strati ti colline dei Monti di San Paolo (fig. 1). Gli di tufi, la cui disposizione per gruppi, in parte elementi salienti di questo contesto unitario, dipendente dalle caratteristiche del suolo, si peraltro ormai ben noto nella letteratura ar- deve all’esigenza di tenere uniti i nuclei fami- cheologica 1 , sono stati chiariti nel corso di liari. La maggior parte delle tombe restituisce varie campagne di scavo condotte dalla So- corredi di uomini, sepolti come guerrieri, e printendenza a partire dagli anni settanta del donne dedite ad attività domestiche (filatura Novecento, promosse sulla scorta delle fonti

e tessitura), costituenti la membratura di una antiche, di ricognizioni e prospezioni archeo-

comunità articolata, all’interno della quale si logiche . Le indagini hanno portato alla defi- distingue una classe aristocratica, che ostenta nizione delle principali caratteristiche dell’a- il linguaggio dei principi, come testimonia- bitato e del suo sistema difensivo. Questo era to da altre necropoli laziali, come Castel di formato da un aggere con fossato posto a pro- Decima o Laurentina Acqua Acetosa. Non tezione di un primo nucleo di capanne cui, mancano nel comprensorio le testimonianze tra il VII e il VI sec. a.C., si aggiunsero edifici dell’occupazione successiva del territorio, più stabili, con zoccolo in pietra. Grazie agli documentata dai resti di ville rustiche di età scavi anche la necropoli fu definita nelle sue romana con relativi sepolcreti, certamente ri- linee essenziali. Già preceduta, come peraltro feribili ormai all’ager ostiensis. l’abitato, da testimonianze risalenti al bronzo Di fatto gli scavi nell’abitato furono condot-

ti in stretta collaborazione con i quattro Istituti

1 Recentemente Fulminante 2003, 200-204.

scandinavi di archeologia e storia residenti a

2 Quilici Gigli 1971; Zevi 1976; Zevi, Cataldi Dini

Roma: Accademia di Danimarca, Institutum

1977; Bartoloni et al. 1977.

64 M. Bedello Tata - A. Bedini - L. Bassanelli - P. Bassanelli - M. Muzzupappa - F. Bruno

Romanum Finlandiae, Istituto di Norvegia e

A partire dalla metà degli anni ottanta del Istituto Svedese di Studi Classici, mentre quel-

secolo scorso, la ricerca sul campo ha segnato il li della necropoli furono diretti dalla Soprin-

passo. Limitati saggi sono stati condotti ai pie- tendenza 3 , che grazie ai risultati raggiunti rac-

di dell’abitato, in vista di un progetto di recu- colse le motivazioni per l’emanazione di una

pero della borgata di Acilia, poi non realizzato, serie di vincoli 4 , rivelatisi nel tempo strategici

mentre le nuove necessità edilizie, espresse da per la salvaguardia dell’intera zona, fortemen-

privati, hanno portato la Soprintendenza alla te gravata dall’abusivismo.

verifica dei terreni circostanti il contesto ficano, Molto giovò alla conoscenza del sito, a

mediante sondaggi preventivi. ridosso degli stessi anni, la realizzazione di

Per quanto riguarda l’edito è da segnalare, eventi e mostre in Italia e nei paesi partners.

accanto ai contributi espressi nelle varie mo-

I risultati degli scavi italo-nordici, condotti stre, la realizzazione di una serie di studi de- tra il 1975 e il 1980, furono esibiti in una mo-

dicati agli scavi di Ficana, sostenuta dalla So- stra monografica itinerante che, dopo essere

printendenza e dagli Istituti nordici, cui fanno stata ospitata in Danimarca, Svezia, Finlan-

capo due primi volumi sulla Topografia gene- dia e Norvegia, giunse nell’autunno 1981 a

rale e sul Periodo protostorico e arcaico 10 , cura- Roma 5 . Seguirono imprestiti di materiale per

ti dall’Istituto Poligrafico dello Stato. La serie, altre esposizioni, all’interno delle quali ven-

che prevede, oltre al completamento degli stu- nero messi in rilievo di volta in volta il ruolo

di sul periodo protostorico e arcaico, anche la di controllo svolto da Ficana sul basso corso

pubblicazione della necropoli, è stata recente- del Tevere e sulle vie di collegamento tra La-

mente ripresa dalla Casa Editrice Quasar, con zio ed Etruria, documentato dagli importanti

un terzo volume sulle fortificazioni dell’età materiali rinvenuti sia nell’abitato che nella

del ferro, e un quarto sui ritrovamenti di età necropoli, nonché i caposaldi della sua storia,

repubblicana e imperiale 11 . I volumi sono ac- intrecciatasi con le vicende di Roma nella sua

compagnati da un ricco corredo bibliografico espansione verso la costa. Particolarmente in-

e da note di approfondimento su temi di ca- cisive furono le mostre che si collocano tra gli

rattere petrografico, studi sull’industria litica, anni ottanta e i primi anni novanta del No-

su reperti lignei, osteologici, faunistici, mala- vecento. Tra queste l’esposizione che celebrò

cologici e antropologici. Per questo sono scesi

in campo specialisti dei vari settori, italiani e mossa nell’ambito del Progetto Etruschi, ospi-

nel 1981 il bimillenario virgiliano 6 , quella pro-

stranieri, ognuno con contributi specifici: l’E- tata in varie sedi della Toscana nel 1985, tra

NEA, l’Università degli Studi di Roma ”La Sa- cui Siena, ove fu inviato un intero corredo da

pienza” con l’Istituto di Mineralogia e il Dipar- mensa dall’abitato 7 , quella sostenuta nel 1986

timento di Scienze dell’Antichità, l’Università dal Ministero per i Beni culturali e ambienta-

di Pennsylvania - Department of Anthropolo- li, sul Tevere 8 , infine, nel 1990, la mostra “La

gy and Sociology West Chester, l’Università

di Uppsala, l’allora consorella Soprintendenza tesi a Roma.

Grande Roma dei Tarquini” 9 , entrambe tenu-

Archeologica di Roma 12 . Ruolo fondamentale per l’immediata diffusione dei dati scientifici

ha svolto da subito il Comitato per l’Archeolo-

3 Una parte dei corredi è già stata pubblicata da Cataldi

gia Laziale, che ha assolto tra il 1978 e il 1995,

Dini 1977.

nell’ambito del Consiglio Nazionale delle Ri-

4 Alla vincolistica degli anni 1973 e 1974, riguardante la

cerche, il compito di pubblicare quasi in diretta

necropoli e le ville rustiche individuate nel territorio, riportata

sulla Carta storica del Comune di Roma al F. 22 alle lettere B, C,

i risultati delle ricerche sul campo nei Quader-

D, si sono aggiunti l’ampliamento del vincolo della necropoli e

ni di Archeologia etrusco-italica 13 .

quello sull’abitato: D.M. 3.04.1989; D.M. 13.10.1989. 5 Ficana 1981. Una prima rassegna si ebbe ad Ostia

antica, presso la Rocca di Giulio II: Ficana 1977. 10 Fischer-Hansen 1990; Brandt 1996. 6 Malmgren 1981.

11 Fischer-Hansen, Algreen-Ussing 2013; Pietilä- 7 Magagnini, Rathje 1985. Su questo importante

Castrén 2012.

ritrovamento nel dettaglio: Rathje 1983. 12 Fischer-Hansen 1990, 21-34; Brandt 1996, 393-474 ss. 8 Santa Maria Scrinari, Rathje 1986.

Si veda anche Vuorinen et alii 1990. 9 Pavolini 1990.

13 Fischer-Hansen et alii 1978; Cataldi Dini 1981;

Scoperte e restauri a Ficana tra vecchie e nuove collaborazioni 65

La difficoltà della tutela dell’abitato sul pia- senziali, è stato possibile avere accesso a fon- noro ha spinto la Soprintendenza ad interrarne

di aggiuntivi, come vedremo.

i fragili resti emersi con gli scavi, peraltro do- Al primo nucleo di tombe si sono aggiunti, cumentati e vincolati, volendosi lasciare una

in tempi recenti, i materiali provenienti da uno seppur minima agibilità al privato, che da più

scavo compiuto tra il 2007 e il 2008 in una pic- di una generazione occupa la sommità di Mon-

cola area della necropoli già sottoposta a vin- te Cugno con un casale anch’esso ormai stori-

colo archeologico 15 , il cui controllo, richiesto cizzato nel paesaggio. Per quanto riguarda la

dal proprietario e autorizzato dal Ministero, necropoli, invece, non trattandosi di strutture

ha portato al recupero di ben 19 sepolture di monumentali, ma di semplici fosse, si è scelto

cui 12 con corredo. Lo scavo esaustivo dell’ap- di operare mediante il prelievo dei manufatti e

pezzamento, sostenuto finanziariamente dal all’occorrenza di intere sezioni di scavo, per pro-

proprietario stesso, gli ha consentito, una vol- cedere in laboratorio alle operazioni necessarie.

ta liberato il terreno, di edificare, nell’ambito

I materiali ceramici diagnostici provenien- di una legalità spesso a rischio nella zona, che ti dall’abitato sono oggi in parte ospitati nei

ricade nella borgata di Acilia. magazzini nell’area archeologica di Ostia an-

Il restauro dei manufatti provenienti da tica. Quelli più significativi, come il prezio-

questi ultimi scavi, in parte asportati assieme so servizio da banchetto dall’abitato e quelli a intere porzioni di terreno, è iniziato imme- provenienti dalla necropoli, sono attualmen-

diatamente, grazie alla fortunata convergenza te conservati nei depositi climatizzati della

di più finanziamenti erogati nell’ambito della Sezione protostorica dell’ex Soprintenden-

programmazione ordinaria. La completa re- za Archeologica di Ostia, ospitata ad oggi,

alizzazione dell’intervento, pur supportato 2015, presso il Museo Nazionale dell’Alto

dall’Amministrazione, non sarebbe stata co- Medioevo di Roma. Qui sono stati restaurati,

munque possibile senza il sostegno finanzia- seguendo le linee guida di un progetto fina-

rio della Svizzera, nell’ambito dell’“Accordo lizzato all’immediato avvio di interventi di

bilaterale tra Italia e Confederazione Elvetica

sul controllo all’importazione di beni cultu- tuttora utilissimo per la pianificazione della

documentazione e restauro 14 . Detto progetto,

rali”, firmato il 20 ottobre 2006, ai sensi della spesa, è consistito nel completo monitorag-

Convenzione Unesco del 1970 al fine di impe- gio del materiale, riportato su schede, prima

dire ogni illecita esportazione, importazione cartacee ora informatizzate, che consentono

e trasferimento di beni culturali. L’accordo, di attingere ad un piano di pronto intervento,

entrato in vigore il 27 aprile 2008, ha permes- che indica le necessità di restauro e il com-

so alla Soprintendenza di partecipare, con esi- puto per l’acquisto di idonei contenitori e

to favorevole, ai bandi aperti dalla Svizzera supporti, utili all’immagazzinamento, soste-

per la richiesta di aiuti finanziari a favore del gno e leggibilità dei materiali. Questo lavo-

mantenimento del patrimonio culturale mo- ro si è dunque configurato come una “banca

bile (Legge federale sul trasferimento interna- progetti” in grado di facilitare, ogniqualvolta

zionale dei beni culturali del 20 giugno 2003, fosse possibile, i provvedimenti più urgenti

art. 14,cpv 1, lett. B) 16 .

e necessari alla messa in sicurezza e manu- tenzione dei manufatti. Grazie a questa pia-

nificazione, che ha interessato circa quaranta 15 Lo scavo 2007-2008, condotto dalla ditta “La Fibula”, corredi, provenienti dagli scavi 1975-1983, è stato diretto sul campo da chi scrive e dal dott. Alessandro

Bedini, con il supporto degli arch. Giancarlo Guzzardi e Luigi

con restauri ormai completati nelle linee es-

Sebastiani del Grande per disegni e rilievi. Foto da pallone sono state eseguite dal sig. Mario Letizia.

16 L’iter per la partecipazione al bando e le successive Jarva 1981; Pavolini 1981; Cataldi Dini 1984; Melis,

fasi che hanno portato alla concessione del finanziamento sono Rathje 1984; Algreen-Ussing, Fischer-Hansen 1985.

state seguite in ogni fase dalla dott.ssa Jeannette Papadopoulos, 14 A questo proposito è giusto ricordare l’opera di

dirigente MiBAC, Direzione Generale per le Antichità, Servizio riorganizzazione dell’intero settore e la svolta data al sistema

III, cui vanno i ringraziamenti di tutta l’équipe di lavoro. di conservazione e manutenzione del materiale protostorico

Informazioni relative all’accordo sono disponibili in rete della ex Soprintendenza per i Beni Archeologici di Ostia dalla

sul sito ufficiale del MiBAC: http://www.beniculturali.it/ restauratrice Sig.ra Laura Spada, che tra il 1983 e il 2007 ha

export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/Ministero/Accordi/ condiviso con chi scrive scelte di tutela innovative.

Internazionali/visualizza_asset.html_1897425819.html.

66 M. Bedello Tata - A. Bedini - L. Bassanelli - P. Bassanelli - M. Muzzupappa - F. Bruno

La convergenza di più risorse, dunque, tra cui quelle di € 81000,00 erogate in cofinanzia- mento dalla Svizzera nel 2012, ha consenti- to di portare a buon fine lavori altrimenti di difficile realizzazione, sviluppando le linee guida del programma sopra citato con una tempistica rispettosa dell’urgenza, richiesta dal materiale fortemente degradato. Il pro- getto sulla “messa in sicurezza conservativa, integrazione, rimontaggio, ricostruzione vir- tuale in funzione della valorizzazione e espo- sizione dei corredi provenienti dalla necro- poli dell’antica Ficana”, si è realizzato con il completamento di due interventi, già avviati con la programmazione ordinaria, ed ha ri- guardato in particolare quattro corredi, rinve- nuti in due diverse campagne di scavo, legati

da una singolare omogeneità, messa in piena luce con il restauro. Il primo intervento ha interessato i corre- di di due tombe principesche: 107, maschile, e 112, femminile, rinvenute nell’ultima campa- gna di scavo 2007-2008. Ne sono stati comple- tati lo scavo in laboratorio e il restauro dei ma- nufatti, nonché la valorizzazione, che ha avuto

come capisaldi il rimontaggio su supporti in

plexiglass di oggetti metallici, come due tripo- di, un flabello ed uno sgabello, nonché degli elementi metallici relativi ad un carro, rimon- tato con finalità didattiche ed espositive. La complessità delle operazioni intraprese e la particolarità dei materiali hanno reso necessa- ria la collaborazione scientifica di alcune Isti- tuzioni per ricerche ed analisi altrimenti im- possibili all’interno della Soprintendenza. Per- tanto l’Istituto Centrale per il Restauro - Istitu- to per la Conservazione e il Restauro (Labora- torio di Biologia), ha prestato la sua opera per la determinazione di tracce organiche, mentre il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha dato ogni disponibilità per l’esecuzione di analisi di laboratorio. La documentazione del restau- ro del tripode in ferro dalla tomba maschile, a sua volta, si è avvalsa del prezioso contributo dei tecnici del Settore scientifico disciplinare Ing/ Ind 15 “Disegno e metodi dell’Ingegne- ria Industriale dell’Università della Calabria”, che hanno messo a disposizione risorse all’a- vanguardia nel campo della documentazione,

i cui risultati saranno di seguito esposti. Il secondo intervento ha privilegiato un altro importante aspetto della tutela, quello

della manutenzione e della conservazione nei depositi. Sono stati scelti i corredi principeschi delle tombe 30, maschile, e 32, femminile, rin- venute alla fine degli anni settanta del Nove- cento e conservate nei depositi. Il loro stato di conservazione, a distanza di quasi trent’anni dal restauro, suggeriva un’attenta manuten- zione, peraltro già prevista e quantificata nella ‘banca progetti’. Ogni manufatto è stato sot- toposto a revisione e collocato all’interno di contenitori appositamente studiati per un im- magazzinaggio a lungo termine, ovvero prov- visto di idoneo supporto atto a garantirne una maggior maneggevolezza. I corredi sono stati fotografati e documentati con schede e dise- gni, ponendosi così le basi per una loro più aggiornata lettura ed un costruttivo confronto tra le diverse metodologie di scavo e recupero adottate nel corso degli ultimi trent’anni.

A queste attività hanno prestato la loro opera, sotto la direzione della Soprintenden- za, restauratori, rilevatori, disegnatori e foto- grafi, il cui preciso coordinamento può dirsi frutto dell’eccellenza delle nostre maestranze coniugata con una corretta base progettua-

le 17 , che dimostra come la professionalità e la disponibilità riescano a far superare le tante difficoltà di ordine economico e gestionale, di cui è quotidianamente lastricato il cammino dei tecnici e degli archeologi.

È d’obbligo ricordare a questo punto come l’insieme degli interventi di conservazione messi in campo in questa occasione nasca da un passato prossimo molto costruttivo e co- stituisca il risultato di un lungo periodo di sperimentazione, iniziato negli anni settanta del Novecento dai tecnici del restauro e da- gli archeologi italiani, molti dei quali interni alle Soprintendenze. Questi, in quegli anni che segnano un momento di grandi scoperte in campo protostorico, si trovarono a dover gestire ritrovamenti complessi e il recupero di materiali fragilissimi, con tecniche sperimen-

17 Per i restauri più recenti si ricorda il lavoro della Ditta Bassanelli Conservazione, preziosa anche nel recupero sul campo e delle ditte di restauro di Leonardo Bassanelli, di Enrico Leoni e di Ingrid Reindell. Per i supporti più complessi

a sostegno e ricomposizione dei materiali ci si è rivolti alla Ditta Di Nave Anna. Senza una buona documentazione fotografica (Studio P. Rizzi) e grafica dei materiali (Studio Arch. M. Serafini) i risultati degli ultimi lavori non sarebbero stati altrettanto soddisfacenti.

Scoperte e restauri a Ficana tra vecchie e nuove collaborazioni 67

tali. Fu in quegli anni che si dovettero affinare tecniche di scavo e di conservazione innova- tive, la cui esecuzione, per motivi di tempo e sicurezza, venne trasferita in laboratorio, ove intere sezioni di terreno con i corredi furono asportate per venire più agevolmente tratta- te, con le stesse tecniche esemplari, che ancor oggi vengono proposte ed impiegate.

Margherita Bedello Tata

Ficana. Il tripode 17 della Tomba 107*

Si vuole dare qui notizia preliminare dell’ultimo scavo effettuato nella necropoli di Ficana, frutto di complesse sinergie, come ri-

ferito nella relazione di Margherita Bedello 18 .

In particolare, nello spirito sempre dimostra- to da Gaetano Messineo, acuto indagatore e conoscitore dei materiali di scavo, si sceglie di descrivere uno dei reperti più significati- vi della Tomba principesca 107 di Ficana, un monumentale tripode in ferro, sia per il suo emblematico valore ideologico, rappresenta- tivo della vita aristocratica di età orientaliz- zante nel Latium vetus, sia perché esempio di come si possa ottenere il recupero e la relati- va documentazione di oggetti in condizioni estremamente deperibili con l’ausilio di espe- rienze acquisite e di tecniche moderne, per cui si rimanda alle successive parti a cura di Pietro e Leonardo Bassanelli, per il restauro,

e degli Ingg. Maurizio Muzzupappa e Fabio Bruno, per la documentazione in 3D.

La Tomba 107 e il tripode n. 17

La Tomba 107 è del tipo a pseudo camera, con copertura a tavolato sostenuto da pilastri lignei su basi in tufo; il momento della depo- sizione è collocabile nella seconda metà del Fig. 2 - Ficana, Tomba 107. Tripode di ferro n. 17.

VII sec. a.C. Il corredo è disposto in modo da rappresentare le precipue funzioni del prin-

tutta la parete della tomba, è deposto il carro cipe defunto nell’ambito della sfera privata

con i finimenti equini e davanti l’anfora vina-

e pubblica. Sul lato sinistro del corpo, lungo ria con, in successione, i bacili in bronzo e i

vasi per contenere, versare e bere, tipici della

*18 Luciano Mandato della Soprintendenza speciale per

cerimonia del banchetto pubblico 19 . Lungo la

il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’area archeologica di Roma, ha curato la rielaborazione della documentazione

parete a destra del corpo sono deposti tutti

gli oggetti di prestigio che caratterizzano il

fotografica delle figg. 2-12.

18 Lo scavo condotto in proprietà Lippi nel 2007-2008 ha recuperato 12 corredi, fra cui la Tomba 107, di cui è in corso lo studio a cura del sottoscritto e della dr.ssa Bedello.

19 Bedini, Cassotta 2006.

68 M. Bedello Tata - A. Bedini - L. Bassanelli - P. Bassanelli - M. Muzzupappa - F. Bruno

principe come capo del gruppo gentilizio e della comunità di appartenenza. Fra questi un tripode monumentale in ferro (fig. 2). Il tipo è quello del sostegno a tre zampe con fa- scia cilindrica superiore. Lo schema di base è reso però più complesso dalla presenza, ne- gli spazi fra le zampe, di due fasce di sottile lamina che salgono dal punto di intersezio- ne del tirante centrale inferiore fra le zampe, incrociandosi verso l’alto, per essere saldate

da un pernio con una borchia conica, ai lati dell’attacco delle zampe. Analoga borchia ferma anche il punto di incrocio delle due la- mine insieme ad una asticella fusa, a sezione rettangolare, che da questo incrocio sale per- pendicolarmente alla fascia del tripode, in corrispondenza del punto mediano dello spa- zio fra le due zampe. Qui l’asticella è saldata sempre da pernio con borchia conica, con evidente funzione di rinforzo; inoltre, in bas- so, sotto al punto di incrocio, l’asticella dopo una decisa rastremazione si piega a formare Fig. 3 - Roma, Esquilino, tripode di bronzo della Tomba CIV. un gancio sporgente, per potervi appendere vasi o oggetti necessari per l’esecuzione di un rituale prestabilito. Ai lati delle zampe sono

Inquadramento storico-tipologico

inoltre tesi due fili in ferro, saldati alla base

I tripodi in bronzo o ferro caratterizzano i delle zampe e al bordo inferiore della fascia

corredi di area laziale, veiente e falisco-capena- di sostegno del tripode insieme alle estremità

te a partire dalla prima metà dell’VIII sec. a.C., delle fasce ad incrocio centrale, con funzione

presentando due tipologie principali, legate di tiranti o controventature, in modo da ga-

alla loro funzione. La prima, più semplice, è rantire la stabilità del tripode. Questo infatti

quella di una vasca a forma di bacile emisferico, presenta un’altezza sproporzionata al diame-

in genere di lamina ribattuta, ad orlo semplice tro della fascia di sostegno (nel nostro caso

o distinto, con saldate, tramite ribattini rivestiti di cm 60 di altezza e di cm 17 di diametro,

negli esemplari più antichi da vistose borchie con un rapporto di ca. 1 a 3), ma nei confronti

troncoconiche, tre zampe a nastro di metallo disponibili l’altezza raggiunge anche il me-

fuso, che scendono formando un gomito subi- tro! Un ulteriore elemento, sempre di filo di

to dopo l’attacco. La seconda, più complessa, ferro, circonda la fascia superiore del tripode,

presenta una fascia di lamina verticale chiusa con andamento ondulato, formante tre curve

ad anello circolare, sorretta da tre zampe, sem-

e rispettive controcurve, sormontando i tre pre formanti gomito in alto, in genere raccor- attacchi delle zampe e scendendo nella parte

date, ad un terzo circa di altezza dal piede, da centrale fra le zampe in corrispondenza del-

un cerchio centrale orizzontale con funzione di la borchia che fissa l’asticella perpendicolare

tirante, saldato alle rispettive zampe da tre fa- di rinforzo, terminante in basso con il gancio.

scette ad esse perpendicolari, con le estremità Questo elemento, oltre ad essere decorativo,

ripiegate a squadra. Questa seconda versione potrebbe avere una finalità funzionale, inca-

di tripode, con funzione essenziale di sostegno, strandosi sulla fascia che ha un profilo leg-

presenta diverse dimensioni e varianti, sia nel- germente troncoconico e sporgendo sopra

la decorazione che nella conformazione delle

ad essa per fermare il recipiente che doveva zampe. Prenderò qui in considerazione solo gli esservi collocato; ma su questo i dati di scavo

esemplari forniti di fili o traverse lungo o fra le non sono del tutto univoci e probanti e la pro-

zampe. A Veio, Quattro Fontanili, nel secondo blematica resta aperta.

quarto dell’VIII sec. a.C. si trovano nella Tomba

Scoperte e restauri a Ficana tra vecchie e nuove collaborazioni 69

Fig. 5 - Laurentina, tripode di bronzo della Tomba 33.

me uno sopra l’altro, non ai lati ma sul fronte delle zampe, fino alla fascia superiore a cui si avvolgono con doppia curva e saldatura, con

Fig. 4 - Roma, Esquilino, tripode di bronzo della Tomba XCV.

piastrina sagomata, al centro in basso, negli che, seppur frammentari, testimoniano già la

FF 7-8 20 e Tomba CC 1-2 21 due tripodi in ferro

spazi fra le zampe. Sono identici due esemplari presenza lungo le zampe di fili, che nel secon-

dalla Tomba 359 di Castel di Decima, inedita, do esemplare sono ritorti, come nel tripode in

databile al terzo quarto dell’VIII sec. a.C. Un

confronto quasi puntuale si ha dalla Tomba LIV da Capena altro tripode di bronzo, sempre dall’Esquilino 24 (fig. 6), con l’attacco però dei

bronzo da Roma, Esquilino 22 (fig. 3), mentre un

T. XCV 23 (fig. 4), presenta le zampe contornate fili sul fronte delle zampe, come nel tripode del-

da fili semplici, saldati in basso sulla parte an- la Tomba XCV dell’Esquilino. Una forma simile teriore della zampa e in alto ai lati dell’attacco

si ha nella coeva Tomba 2 da Ardea datata al superiore. Il tripode in bronzo della Tomba 33

730-720 a.C. 25 con fili che si saldano alla fascia della Laurentina, inedito (fig. 5), è invece inte-

centrale, senza però formare doppia curvatura, ressante per la soluzione adottata, ancora in un

e diverso tipo di saldatura alla base delle zam- momento iniziale dell’Orientalizzante antico,

pe. Un altro tripode di bronzo, inedito, con fili di far salire i fili, di tipo semplice, saldati insie-

ritorti proviene da La Rustica e presenta una ulteriore diversa soluzione del loro attacco alla parte inferiore delle zampe. Fili ritorti si ritro-

20 NSc 1967, 154, fig. 46, n. 23; Iaia 2010, 36, fig. 5, 1. 21 NSc 1972, 223, fig. 19, n. 23. 22 Tomba CIV: Pinza 1924-1932, tav. LXXXIIIa, n. 3.

24 Paribeni 1906, 416, fig. 33. 23 Pinza 1924-1932, tav. LXXXIIIa, n. 4.

25 Crescenzi, Tortorici 1983, 44-50.

70 M. Bedello Tata - A. Bedini - L. Bassanelli - P. Bassanelli - M. Muzzupappa - F. Bruno

pro dalla lunghe corna, di un tipo molto simile

a quelle presenti su un rod tripod da Cipro della prima metà dell’XI sec. a.C. 29 . La documentazio- ne attualmente disponibile mostra che a partire dall’ultimo quarto dell’VIII sec. a.C., in partico- lare in area laziale, vengono realizzati tripodi in bronzo e ferro caratterizzati da fasce incrocian- tisi verso l’alto fra le zampe, che si aggiungono ai fili che salendo dalle zampe si avvolgono in- torno alla fascia superiore; ganci sporgenti dal punto di incrocio delle fasce indicano l’uso di appendere vasi o strumenti necessari all’uso del tripode stesso. Sulla possibile genesi di que- sta forma di tripodi a fasce incrociate dall’area egea, non senza influssi vicino orientali ed in- trodotti in area tirrenica dall’apporto euboico, si rimanda alla convincente trattazione svolta da Colonna a proposito del frammento di tripode

fittile euboico del Foro databile al 770 a.C. 30 ;a noi interessa qui sottolineare due punti: l’esclu- siva presenza di questa tipologia solo in tombe di rango principesco, come attestano anche i nuovi esemplari provenienti da corredi ancora

Fig. 6 - Capena, tripode di bronzo della Tomba LIV.

inediti della Laurentina, e il legame dell’adozio- ne di questa forma con particolari cerimonie di

vano anche nel tripode della tomba 1036 di uso esterno introdotte nel Lazio e fatte proprie dalla società aristocratica emergente.

Veio, Casal del Fosso, di diversa tipologia ma importante per la sua datazione al terzo quarto

I confronti

dell’VIII sec. a.C. Questi tripodi si rifanno per- Fra gli esemplari finora editi, quello della tanto ad un modello comune, ma con soluzioni Tomba 15 di Decima diverse che possono indicare diverse produzio- 31 è il più antico ed il più

attendibile nella ricostruzione fatta, pur non ni locali. Nel corredo della Tomba 2 di Narce, priva di incertezze, dato lo stato precario di con- loc. Petrina, della fine dell’VIII sec. a.C., si ha in- servazione che ha sconsigliato lo scavo integrale fine un tripode di bronzo con fili ritorti che si in-

dell’oggetto che giace ancora sul blocco preleva-

crociano fra le zampe 26

(fig. 7). L’incrocio di due

to sullo scavo verghe fra le zampe si ritrova in area laziale in 32 . I tre esemplari in bronzo di Satri- cum 33 sono anch’essi frutto di una ricostruzione

una particolare tipologia di tripode monumen- lacunosa e non sempre attendibile, ma comun- tale, risalibile a prototipi orientali, rappresenta- que presentano notevoli analogie con il tripode ta dai tripodi in bronzo e ferro con decorazioni di Ficana, essendogli anche cronologicamente plastiche umane e animali delle Tombe Barbe-

rini e Bernardini di Palestrina 27 , da cui può de-

più prossimi. Poco utili al momento per con- fronti di dettaglio sono i tripodi della Regolini

rivare anche il tripode in ferro della Tomba 133 Galassi di Cerveteri come pubblicati dal Pareti 34 della Laurentina 28

. . Pur in stato estremamente

frammentario, le basi delle tre zampe mostrano chiaramente la partenza dei fili ad arco con il

29 Catling 1964, 193, n. 5 e tav. 27, e.

punto di attacco decorato da tre protomi di ca-

30 Colonna 1977. 31 Zevi et alii 1975. 32 Il corredo della Tomba 15 è attualmente esposto

26 A. Pasqui, in Barnabei, Gamurrini, Cozza, Pasqui nell’Antiquarium presso la Tenuta Presidenziale di Castel 1894, 433, fig. 187.

Porziano.

27 Canciani, von Hase 1979, 44, tav. 33. 33 Waarsemburg 1995, 195 ss. 28 Bedini, Cassotta 2006, 478, II.975.

34 Pareti 1947, 307-308.

Scoperte e restauri a Ficana tra vecchie e nuove collaborazioni 71

Fig. 7 - Narce, Petrina, tripode di bronzo della Tomba 2.

Posso ora aggiungere due altri confronti dalla Tomba 93 e dalla Tomba 84 della Laurentina, entrambe tombe “principesche”, ancora inedite, con gli esclusivi oggetti di prestigio a partire dal carro. Il tripode della Tomba 93, il cui corredo è databile alla fine dell’VIII sec. a.C., è ancora da restaurare; è in bronzo con una altezza superio- re a cm 60 e oltre alle fasce incrociate presenta una sistemazione dei fili analoga a quella del tri- pode della Tomba 33, sempre della Laurentina, ripresa anche dal tripode della Tomba 15 di De- cima. La Tomba 84 è stata rinvenuta purtroppo sconvolta, forse da epoca antica, con un corredo

Fig. 8 - Laurentina, zampa di tripode di ferro della Tomba 84.

dell’Orientalizzante medio. Del tripode in ferro, anch’esso di tipo monumentale, sono rimaste le parti inferiori delle tre zampe con il cerchio di

La funzione del tripode

raccordo inferiore, gli attacchi delle fasce incro- La particolare forma di questi tripodi po- ciantisi e dei fili identici a quelli del tripode di

trebbe essere dovuta ad un uso diversificato, Ficana (fig. 8). Si può pertanto constatare che la

legato ad un determinato rituale, come fareb- diffusione di questa particolare tipologia riguar-

be pensare la loro esclusiva deposizione solo

da essenzialmente i centri della fascia costiera, in tombe di principi guerrieri. Nell’organiz- con un arco cronologico che si estende dalla fine

zazione interna dello spazio della Tomba 107 dell’VIII sec. alla seconda metà del VII sec. a.C.,

il tripode era collocato nel gruppo di arredi con una tendenza a preferire il ferro al bronzo,

deposti lungo il lato destro del corpo, tutti ri- per ovvi motivi funzionali. Più problematico re-

ferentisi alla sfera privata del defunto. Oltre sta da stabilire il o i luoghi di produzione, non

agli elementi di apparato quali il poggiapie- ritenendo più condivisibile l’ipotesi di Satricum

di, che allude al trono, il flabello e il vassoio

avanzata da Waarsenburg 35 .

incensiere di bronzo, come vasellame vi sono solo le patere di bronzo, i calici e le coppette di bucchero, quindi forme riservate a sacrifi-

ci e libagioni celebrate dal defunto in qualità

35 Waarsenburg 1995, 198 e 217.

72 M. Bedello Tata - A. Bedini - L. Bassanelli - P. Bassanelli - M. Muzzupappa - F. Bruno

del suo rango con funzione di capo religioso; kykeòn, una bevanda energetica a base di vino,

i coltelli, gli spiedi e gli alari in ferro in qualità farina di orzo, formaggio e miele. di pater familias e capo politico, con funzione di redistributore di beni di sussistenza; infine

Alessandro Bedini il tripode a bacinella di bronzo di tipo poli- funzionale associato ad una grande anfora a spirali di impasto e il monumentale tripode a fascia di ferro che, per gli oggetti trovati ad

Ficana. Tomba 107. Il restauro del tripode

esso limitrofi, doveva essere legato in parti- Il blocco di cm 100 x 80 rimosso sullo sca- colare al consumo del vino nei momenti più

vo nel 2007 era costituito essenzialmente da significativi della giornata del principe, come

una base argillosa con inclusi calcarei entro viene significativamente illustrato nella pa-

cui era scavata la fossa, e da terra argillosa tera 61565 della Tomba Bernardini di Pale-

sabbiosa del riempimento della fossa, entro strina 36 , con il principe che liba seduto sotto

cui erano contenuti gli oggetti in ferro (tri- l’ombrello di fronte al grande sostegno con re-

pode, alari e spiedi) insieme al flabello e allo cipiente da cui può attingere vino da seduto,

sgabello in lamina di bronzo. I reperti si pre- confermando la funzionalità della particolare

sentavano come un ammasso di elementi in altezza di questi sostegni e facendoci capire

ferro ossidato/deformato costituito da lami- che i principi laziali comprendevano e con-

ne, verghe e fili di vario spessore, sovrappo- dividevano il messaggio propagandistico di

sti su vari livelli con un’altezza variabile fino cui questi oggetti importati erano portatori,

a cm 35, con andamento rettilineo e radiale/ riproducendoli e adattandoli ai loro gusti ed

obliquo (fig. 9).

alle loro particolari esigenze. Bisogna anche Parte di questi elementi poggiava sul fla- tener presente che, se diverse erano le occa-

bello caduto capovolto sul fondo della tom- sioni per libare, diverse potevano essere an-

ba insieme allo sgabello, mentre al di sotto si che le modalità, dal tipo dei vini agli apparati

notavano altri oggetti in ceramica. Lo stato di

conservazione, di per sé molto precario già al tramite la ricostruzione delle dinamiche po-

funzionali ai determinati riti 37 . Il microscavo,

momento dello scavo, si era aggravato per le stdeposizionali, ha permesso di stabilire che

numerose incrinature del blocco a causa della il tripode era collocato, stante, poco ad ovest

disidratazione dell’argilla. Tale stato era or- del pilastro sud-ovest accanto allo sgabello ed

mai del tutto irreversibile, compromettendo al flabello; sotto di esso, verso l’interno della

definitivamente la sua stabilità nel tempo e di tomba, erano collocati, verosimilmente su un

conseguenza una sicura conservazione degli ripiano ligneo, un bacile-mortaio su tre pie-

oggetti. D’intesa con la direzione dei lavori di di derivazione orientale, una grattugia di

si è ritenuto pertanto indispensabile il distac- bronzo, un coltello, una coppetta di bucchero

co degli oggetti per un loro recupero sia dal

ed un coperchio di bronzo laminato con presa punto di vista della comprensione formale

ad occhiello, riferibile o all’anfora a spirali o che di una loro conservazione materiale, te-

ad un recipiente di materiale organico, ipotiz- nendo anche conto dell’oggettiva difficoltà zabile per la presenza di terra di colore e con-

di movimentazione del blocco e dell’impos- sistenza particolari, da far pensare al disfaci-

sibilità di un suo eventuale assottigliamento mento di materiale organico. Il mortaio-tripo-

che poteva comportare un ulteriore grave

de e la grattugia sono legati ad un particolare danneggiamento degli oggetti. Mentre per modo di assumere il vino proprio del mondo

il flabello e lo sgabello in bronzo, in base orientale e greco di epoca omerica. Il vino

all’esperienza pregressa, si aveva una buona non veniva infatti bevuto schietto, ma taglia-

certezza di recupero, la situazione dei ferri to e mescolato ad altri ingredienti aromatici o

si presentava disperata, data anche la forte nutrizionali come ben illustrato nel canto XI

ossidazione e l’incognita degli altri elemen- dell’Iliade (v. 360 ss.), con la preparazione del

ti sottostanti non ancora visibili. All’occhio dell’esperto risultava chiaro, dopo un attento

esame dei singoli elementi visibili, di essere

36 Canciani, von Hase 1979, n. 18; Botto 2004.

in presenza di un tripode in ferro monumen-

37 Gras 1983; Menichetti 2002.

Scoperte e restauri a Ficana tra vecchie e nuove collaborazioni 73

Fig. 9 - Ficana, Tomba 107. Blocco con tripode, alari e spiedi di ferro, flabello e sgabello di bronzo.

tale con un’altezza superiore al mezzo metro, risarcimento di eventuali parti, di cui già si sormontato da due alari e da un gruppo di

poteva accertare una inconsistenza materica,

5 spiedi, mentre alla percezione di un futuro rimanendo visibili solo in traccia, ricostruen- visitatore del museo si sarebbero presentati

dole fedelmente in resina epossidica (fig. 9: come un insieme informe, se pur suggestivo,

fasce polverizzate). Oltre alla consueta docu- di elementi difficilmente comprensibili. Data

mentazione delle varie fasi di scavo, si è ese- la mole del blocco non era pensabile poter

guita una documentazione di tipo multime- effettuare nessun esame radiografico; si è

diale secondo un progetto ideato e realizzato proceduto pertanto ad una documentazione

dal Dipartimento di Meccanica dell’Univer- sulla tipologia del tripode in questione sulla

sità della Calabria per documentare tutte le base di esemplari in ferro e bronzo di periodo

successive fasi di microscavo. La finalità era orientalizzante da area laziale, in particolare

quella di giungere alla ricostruzione filologi- dalle necropoli di Castel di Decima e Lauren-

ca del tripode, di una tipologia non comune, tina Acqua Acetosa, in parte ancora inediti.

attraverso il riconoscimento di tutte le sue Arrivati ad una ricostruzione ideale della

parti strutturali, al momento non del tutto forma sulla base degli elementi visibili e dei

comprensibili. Lo smontaggio è stato effet- confronti effettuati si è proceduto, grazie al

tuato cercando i singoli elementi in base alla finanziamento ottenuto con la cooperazione

ricostruzione ideale effettuata in precedenza, svizzera, al microscavo stratigrafico con lo

tenendo conto delle possibili deformazioni smontaggio, elemento per elemento, al fine

intervenute nelle fasi post deposizionali; si è di una ricostruzione integrale, prevedendo il

trovata sempre una corrispondenza a quella

74 M. Bedello Tata - A. Bedini - L. Bassanelli - P. Bassanelli - M. Muzzupappa - F. Bruno

Fig. 10 - Ficana, Tomba 107. Tripode, zampa A in fase di smontaggio. In basso il cerchio di rinforzo fra le zampe.

che si può definire una radiografia mentale, posizione originaria, che ha fornito un dato confermando che il fattore fondamentale in

importante per ricostruire l’originaria collo- questo tipo di restauro è la conoscenza di

cazione del tripode e le successive dinamiche quello che si sta restaurando. Lo smontaggio

dello schiacciamento subito nelle vicende post del blocco è stato eseguito per gradi. Sono sta-

deposizionali.

ti rimossi dapprima gli alari, ricomponendo i Si è passati poi alla rimozione delle zam- frammenti su sagome in scala 1:1, tracciate su

pe con i relativi fili ad esse aderenti e delle fa- apposito supporto, poi gli spiedi che in fase

sce, ricomponendole dai numerosi frammenti di rimozione sono risultati essere 5 elementi.

di cui si è mantenuta l’originaria successione Isolato così il gruppo dei ferri del tripode,

documentata dall’accurato e complesso micro- si è operato un approfondimento del micro-

scavo (fig. 11). Di queste, ricostruibili sicura- scavo mirante ad individuare ed isolare gli

mente per tutta la loro interezza sulla base del elementi delle tre zampe ed in particolare le

microscavo, molti tratti erano ridotti a pura modalità di incrocio delle fasce laterali ed il

impronta (fig. 12), che tuttavia ha permesso loro sviluppo totale in lunghezza, verifican-

una sicura ricostruzione totale, integrando le do l’aderenza dei resti conservati al modello

parti senza più consistenza materica con rico- grafico elaborato sulla base delle misure delle

struzioni in resina.

tre zampe e dei tre incroci delle fasce fra le Dopo aver isolato la parte superiore del tri- zampe, fortunatamente conservatisi nelle po-

pode identificando i singoli punti di saldatura sizioni originarie.

delle zampe e delle fasce incrociantisi fra di Il microscavo ha inoltre evidenziato la pre-

esse, evidenziati da grosse borchie, si è attua- senza di un cerchio di rinforzo presso la base

ta la sua rimozione ovviamente in numerosi delle zampe del tripode (fig. 10) rimasto in

frammenti, successivamente ricomposti dopo

Scoperte e restauri a Ficana tra vecchie e nuove collaborazioni 75

Fig. 12 - Ficana, Tomba 107, tripode. Particolare della zampa B con i due fili laterali e sulla destra le impronte delle fasce che si incrociano.

le zampe. Su un disco di base in plexiglass, spesso un centimetro, sono stati fissati tre piccoli cilindri, cavi al centro e regolabili

con un sistema di avvitamento, per l’allog-

Fig. 11 - Ficana, Tomba 107, tripode. Elementi della zampa A

dopo la rimozione.

gio delle tre zampe in modo da ovviare ai loro leggeri dislivelli; dalla colonna centra-

pulitura e consolidamento, con le opportune le piena, di cm 5 di diametro, si dipartono integrazioni delle parti ridotte a soli ossidi

a raggiera, all’altezza della fascia superiore, senza più consistenza.

tre perni a testa arrotondata con una vite che Si sono così potuti riassemblare i singoli

regola la loro spinta in modo da fare contra- elementi del tripode sulla base della docu-

sto all’interno della fascia e stabilizzare l’in- mentazione raccolta degli esemplari simili sia

tera struttura, senza creare disturbo visivo. in bronzo che in ferro provenienti dalle coeve

In basso si aggancia alla colonna un disco di necropoli protostoriche Latine.

plexiglass per sorreggere il cerchio di raccor- Per l’esposizione museale definitiva e per

do fra le zampe.

stabilità strutturale il tripode è stato dotato Il microscavo è stato reso ancora più com-

plesso a causa della presenza di ulteriori og- La progettazione del sostegno ha dovuto te-

di un sostegno appositamente progettato 38 .

getti sottostanti al tripode (mortaio, grattu- ner conto di una serie di problematiche tec-

gia, coperchio, coppetta, coltello, elementi in niche, data la complessità meccanica del tri-

bronzo appartenenti alle lance), la cui collo- pode con le varie lamine e i fili che si saldano

cazione ha contribuito ad una ricostruzione alla fascia superiore, che viene a costituire la

della posizione originale dei singoli oggetti al parte più pesante rispetto alla fragilità del-

momento della deposizione e delle successi- ve modifiche post-deposizionali.

38 Il sostegno è stato realizzato da Gianni Tei, della Dit- ta Di Nave Anna.

Leonardo Bassanelli, Pietro Bassanelli

76 M. Bedello Tata - A. Bedini - L. Bassanelli - P. Bassanelli - M. Muzzupappa - F. Bruno

Documentare un microscavo attraverso la digitalizzazione 3D

Introduzione