Il Vietnam di Nixon docx
La distensione
1
Il Vietnam di Nixon
2
• Jeffrey Kimball, “Nixon’s Vietnam War”
• Keith L. Nelson, “The Making of Détente:
soviet-american relations in the shadow of
Vietnam”
3
• Fallimento dei primi negoziati diretti nel 1968: lo
zampino di Nixon ?
• Promessa elettorale di concludere la guerra (la
parola ‘vittoria’ di fatto scompare)
• Nei primi sei mesi si chiarisce la strategia di
Nixon e Kissinger:
– Ricerca di collaborazione sovietica
– Vietnamizzazione del conflitto (incontro delle Midway,
Dottrina Nixon). È un’idea del Segretario della Difesa
Laird, a Kissinger non piace perché limita il margine di
manovra della diplomazia.
– Trattative dirette con il Vietnam del Nord a Parigi
4
• Il “piano per il Vietnam” promesso da
Nixon, in realtà non esisteva
• Viene comunque mantenuto l’impegno a
diminuire il numero di militari statunitensi
impiegati:
– 540.000 all’ingresso alla Casa Bianca
– 139.000 alla fine del 1971
– 25.000 alla fine del 1972
– Nel 1973 abolita la leva obbligatoria
– Le critiche di Kissinger: intaccata la
“credibilità”
5
• Al contempo: gli sforzi diplomatici erano
dedicati ad evitare l’umiliazione di una
vittoria militare nord-vietnamita: neanche
Nixon vuole essere “il primo presidente
americano a perdere una guerra”
• Prendono forma i termini del “patto con il
diavolo”: ritiro delle forze statunitensi solo
in cambio della solenne promessa di
Hanoi di cessare la sua aggressione
militare contro il sud e di accordare al
governo di Saigon un’adeguata
opportunità di sopravvivenza
6
• Contemporaneamente, ricerca del sostegno di
Mosca (e poi Pechino) per tenere a freno il
governo di Ho Chi Minh e spingerlo ad un
atteggiamento più conciliante durante le
trattative di Parigi. In realtà, la fine del
monolitismo comunista rende le cose più
complesse
• Molto più ambigue sono le richieste statunitensi
in merito al sostegno economico e militare che
Mosca fornisce al Vietnam: atteggiamento
“cinico”, si esprime “comprensione” perché non
si può condannare il supporto di una
superpotenza ad un alleato
7
• Per il momento, nessuna flessibilità da
parte di Hanoi: le operazioni belliche
continuano, e si chiede il ritiro
incondizionato delle truppe statunitensi
• Si realizza uno dei peggiori incubi di
Kissinger: i nord vietnamiti hanno pochi
incentivi al compromesso poiché sono
coscienti che Nixon non avrebbe osato
invertire il disimpegno statunitense già
intrapreso, contro l’opinione pubblica e il
Congresso. I margini di discrezionalità
dello statista sono di fatto limitati dalle
esigenze democratiche.
8
• L’evidenza è che il tempo è un fattore favorevole
ad Hanoi
• Di fronte allo stallo della diplomazia, deluso per
l’inefficienza del back channel, Kissinger è
favorevole ad innalzare il livello dello scontro
militare. “Rifiuto di credere che una piccola
potenza di quart’ordine non abbia un punto di
rottura”.
• Necessità di una “mossa a sorpresa” che
dimostri la risolutezza della Casa Bianca nel
perseguire i propri piani: la vittima designata è la
Cambogia. Il paradosso, insopportabile per
l’opinione pubblica, sarà che per terminare il
conflitto si finirà per estenderne i confini.
9
• Persino lo stesso Nixon non era convinto
fino in fondo, per ragioni di pubblicità.
Opposizione del Segretario di Stato
Rogers, che attira gli strali di Kissinger,
non per la prima né per l’ultima volta.
• Il paese era neutrale da anni, ma ormai il
suo regime fondava la propria politica
sulla convinzione che la vittoria dei
comunisti in Vietnam fosse solo una
questione di tempo
10
• Tacita approvazione della costruzione di
“santuari” nord-vietnamiti, e soprattutto
dell’utilizzo del proprio territorio per
condurre operazioni militari (“sentiero di
Ho Chi Minh”)
• Il Presidente Johnson aveva
espressamente rifiutato l’ipotesi che i suoi
generali gli avevano prospettato: colpire le
unità vietnamite in Cambogia
• Nixon al contrario ordina nell’aprile del
1969 una campagna segreta di
bombardamenti
11
• Il regime di Phnom Penh non reagisce, ma
rifiuta categoricamente l’ingresso alle truppe
statunitensi e sud vietnamite
• Colpo di stato del generale Lon Nol,
incoraggiato dall’intelligence statunitense
• Il 30 aprile Nixon annuncia che forze di terra
sono entrate in Cambogia con l’approvazione
del nuovo regime. Prime critiche di Kissinger:
una mossa che implica eccessiva “pubblicità”
• Dal punto di vista militare l’intera operazione è
un disastro senza appello. Ritiro in tempi brevi.
Cosa più grave: se si cercava una prova che la
vietnamizzazione stava funzionando, il risultato
è del tutto controproducente.
12
• Da quello mediatico, il risultato se possibile è
anche peggiore
– In patria: accuse di bypassare il controllo del
Congresso. Kissinger spiega che in realtà il territorio
cambogiano non era realmente tale…
– Rinnovate proteste contro l’attacco ad un paese
neutrale. Quattro studenti uccisi all’università di Kent,
Ohio, il 4 maggio 1970
– Appello di Nixon alla “maggioranza silenziosa”: un
successo di breve durata
– Dimissioni di membri minori dell’amministrazione
“disgustati” dal comportamento della Casa Bianca.
Kissinger li definirà in modo sprezzante “bleeding
hearts”
– In Cambogia: dopo il ritiro delle truppe statunitensi,
quelle sud vietnamite uccidono e saccheggiano,
infiammando in senso antiamericano l’opinione
13
pubblica locale
– Si scatena una guerra civile che finirà soltanto
con l’affermazione del regime dei Khmer
Rossi di Pol Pot e con una tragedia che ha
pochi paragoni nella storia
– Intervento vietnamita in Cambogia nel 1979:
rifiuto statunitense di riconoscere il nuovo
governo
– In conclusione: destabilizzazione del paese
14
– Sul piano internazionale: le proteste contro
l’intervento statunitense sono feroci.
dichiarazioni di Olof Palme, discorso
inaugurale di Willy Brandt
– Inoltre: rallentamento dei contatti con la Cina
15
– Nonostante questo, la Casa Bianca sembrava
non imparare dai propri errori. Nel febbraio
1971 viene lanciata l’operazione Lam Son
719: 36.000 unità sud vietnamite invadono il
Laos, con supporto di forze aeree USA.
Ulteriore disastro militare. Dimostrazione di
debolezza delle truppe sud vietnamite; ritiro.
Eppure, Kissinger sosterrà che l’impegno in
tali territori periferici avrebbe impedito ad
Hanoi di lanciare un’offensiva sul fronte
principale. Per ragioni di propaganda, inoltre,
Nixon sosterrà che l’operazione aveva
raggiunto qualche risultato apprezzabile.
Necessario mostrare che la vietnamizzazione
procede e funziona.
16
• Dopo una fase di calma relativa, in cui ancora
non è ben chiaro oggi il ruolo di moderazione
svolto dai sovietici, Hanoi progetta una nuova
offensiva nel maggio del 1971, di fronte al
peggioramento della posizione statunitense
• Eppure, a Washington si diffonde la convinzione,
supportata da Kissinger, che l’apertura alla Cina
farà crollare Hanoi “entro l’anno”. Il giudizio degli
storici non è univoco: dopo l’apertura alla Cina,
Hanoi ha giocato maggiormente che in passato
sulla rivalità Pechino-Mosca. Sicuramente, è
evidente la negazione della realtà che emerge
dai rapporti dell’intelligence.
17
• Ulteriore mossa di Washington: dal
dicembre del 1971 bombardamenti
“preventivi” sul Vietnam del nord
• Altro fallimento: nel marzo del 1972 le
truppe del nord irrompono nella zona
demilitarizzata lungo il confine
18
• Misure estreme di Nixon: minato il porto di
Haiphong per arrestare il flusso di armi
proveniente dall’Unione Sovietica. Paradosso:
Pechino invia immediatamente una squadra di
sminatori… lo scenario bellico e le manovre
diplomatiche appaiono sempre più “fuori
sincrono”
• La diplomazia tra le due superpotenze non si
interrompe: nonostante i timori di Washington, e
nonostante i danni arrecati ad alcune navi
sovietiche, Mosca non protesta e non cancella il
meeting. Secondo Dobrynin, si tratta della prima
vera violazione esplicita della “solidarietà
socialista”
19
• Condizionato dallo stallo dell’offensiva
militare, e probabilmente impressionato
dalla dimostrazione di indifferenza da
parte di Mosca e dall’apertura cinese,
nonché dalle chiare prospettive di
conferma di Nixon alla Casa Bianca, il
regime di Hanoi torna al tavolo negoziale
con spirito più conciliante
• Da settembre le prospettive di accordo
sono migliori: cade la richiesta
pregiudiziale di sostituzione del governo
Thieu con una coalizione che includa il
FLN
20
• Da parte sua, Kissinger promette a Le Duc
Tho il ritiro totale delle forze statunitensi
(ormai ridotte a 39.000 unità) entro due
mesi, e concede un cessate il fuoco senza
chiedere il ritiro delle truppe dalla parte di
Vietnam del sud che era stata occupata.
Soprattutto, promette che il regime di
Saigon entrerà in trattative dirette con
Hanoi
• L’accordo, insieme alle visite a Pechino e
Mosca, portano Nixon al risultato
sperato…
21
• Tuttavia, non viene stipulato alcun accordo entro
le elezioni a causa del rifiuto categorico di Thieu
di approvarne i termini.
• Una volta rieletto, Nixon passa alle “maniere
forti” nei confronti di alleati e nemici:
– Bombardamenti di Hanoi ed Haiphong a dicembre per
rafforzare la posizione contrattuale di Saigon (feroci
critiche di Le Duc Tho)
– Impegno segreto di Kissinger per la reintroduzione di
truppe statunitensi in caso di violazione degli accordi
da parte di Hanoi
– D’altra parte, minaccia di cancellazione di qualunque
aiuto statunitense e firma di una pace separata con
Hanoi, nel caso in cui Thieu avesse rifiutato gli
accordi di Parigi.
22
• L’accordo per il cessate il fuoco viene
infine stipulato a Parigi il 27 gennaio 1973.
Washington si impegnava a rimuovere le
proprie forze armate entro sessanta giorni,
e le parti si accordavano sullo scambio di
prigionieri di guerra
• Tuttavia: ambigui i termini dell’accordo
relativi ai negoziati tra le due fazioni per
l’organizzazione di elezioni democratiche
23
• Alla partenza da Saigon, la
“vietnamizzazione” era avvenuta in una
certa misura:
– l’esercito del Vietnam del Nord era la quinta
maggiore forza militare del mondo, sulla carta
– Disponeva dell’arsenale lasciato sul campo
dagli statunitensi
24
– MA: sfuma ben presto, anche dal punto di
vista formale, la promessa di un ritorno delle
truppe statunitensi. Nel novembre del 1973 il
Congresso ignora il veto di Nixon e promulga
il War Powers Act: in assenza di esplicita
disposizione del Congresso, il personale
militare statunitense inviato in combattimento
all’estero deve essere rimpatriato entro due
mesi. È la fine della “presidenza imperiale”, e
l’inizio della “sindrome del Vietnam”, ovvero la
riluttanza ad utilizzare la forza militare
statunitense all’estero.
25
• Il 9 marzo 1975 le truppe vietnamite del
nord invadono il sud, spezzandone di fatto
la continuità territoriale
• In Laos, gli alleati del Viet Minh
conquistano il potere negli stessi giorni
• In Cambogia i Khmer rossi conquistano la
capitale e danno vita all’operazione “anno
zero”
• Il 30 aprile cade Saigon; il corpo
diplomatico statunitense fugge e porta con
se 70.000 cittadini vietnamiti
26
27
• Cosa lascia la guerra del Vietnam:
– Vittime vietnamite oltre il milione di unità militari (se la
definizione ha un senso)
– Vittime civili nello stesso ordine di grandezza
– Decine di migliaia durante le operazioni belliche e
soprattutto i bombardamenti dell’era Nixon
– 59.000 vittime statunitensi; 22.000 (stima per difetto)
tra il 1969 e il 1975
– 153.000 feriti (gravi)
– Costi che, negli anni 69-75, erano nell’ordine di 50
miliardi di dollari all’anno
– Soprattutto: la perdita di supporto nazionale per la
guerra e la diffidenza nei confronti del governo
federale
28
• Come ha sottolineato uno storico: Nixon era
preoccupato dalle conseguenze della guerra
sull’immagine del paese e della presidenza;
Kissinger delle “ramificazioni geopolitiche” e
dell’ossessione della credibilità. Entrambi
sottovalutano le ragioni dell’altro, e soprattutto le
considerazioni di carattere militare
• Ogni volta che le ragioni di politica interna si
fanno pressanti, Nixon e Kissinger si allontanano
a causa di sensibilità ed esigenze diverse
• Un “ritiro onorevole” è uno dei tanti principi che
Kissinger non riesce a spiegare
29
• Di certo, la lente del bipolarismo aveva
deformato la realtà: i sovietici non erano in
grado di fornire l’aiuto che Washington
attendeva
• L’ossessione per la “credibilità” finisce per
svolgere lo stesso, tragico ruolo della
dottrina del domino
30
1
Il Vietnam di Nixon
2
• Jeffrey Kimball, “Nixon’s Vietnam War”
• Keith L. Nelson, “The Making of Détente:
soviet-american relations in the shadow of
Vietnam”
3
• Fallimento dei primi negoziati diretti nel 1968: lo
zampino di Nixon ?
• Promessa elettorale di concludere la guerra (la
parola ‘vittoria’ di fatto scompare)
• Nei primi sei mesi si chiarisce la strategia di
Nixon e Kissinger:
– Ricerca di collaborazione sovietica
– Vietnamizzazione del conflitto (incontro delle Midway,
Dottrina Nixon). È un’idea del Segretario della Difesa
Laird, a Kissinger non piace perché limita il margine di
manovra della diplomazia.
– Trattative dirette con il Vietnam del Nord a Parigi
4
• Il “piano per il Vietnam” promesso da
Nixon, in realtà non esisteva
• Viene comunque mantenuto l’impegno a
diminuire il numero di militari statunitensi
impiegati:
– 540.000 all’ingresso alla Casa Bianca
– 139.000 alla fine del 1971
– 25.000 alla fine del 1972
– Nel 1973 abolita la leva obbligatoria
– Le critiche di Kissinger: intaccata la
“credibilità”
5
• Al contempo: gli sforzi diplomatici erano
dedicati ad evitare l’umiliazione di una
vittoria militare nord-vietnamita: neanche
Nixon vuole essere “il primo presidente
americano a perdere una guerra”
• Prendono forma i termini del “patto con il
diavolo”: ritiro delle forze statunitensi solo
in cambio della solenne promessa di
Hanoi di cessare la sua aggressione
militare contro il sud e di accordare al
governo di Saigon un’adeguata
opportunità di sopravvivenza
6
• Contemporaneamente, ricerca del sostegno di
Mosca (e poi Pechino) per tenere a freno il
governo di Ho Chi Minh e spingerlo ad un
atteggiamento più conciliante durante le
trattative di Parigi. In realtà, la fine del
monolitismo comunista rende le cose più
complesse
• Molto più ambigue sono le richieste statunitensi
in merito al sostegno economico e militare che
Mosca fornisce al Vietnam: atteggiamento
“cinico”, si esprime “comprensione” perché non
si può condannare il supporto di una
superpotenza ad un alleato
7
• Per il momento, nessuna flessibilità da
parte di Hanoi: le operazioni belliche
continuano, e si chiede il ritiro
incondizionato delle truppe statunitensi
• Si realizza uno dei peggiori incubi di
Kissinger: i nord vietnamiti hanno pochi
incentivi al compromesso poiché sono
coscienti che Nixon non avrebbe osato
invertire il disimpegno statunitense già
intrapreso, contro l’opinione pubblica e il
Congresso. I margini di discrezionalità
dello statista sono di fatto limitati dalle
esigenze democratiche.
8
• L’evidenza è che il tempo è un fattore favorevole
ad Hanoi
• Di fronte allo stallo della diplomazia, deluso per
l’inefficienza del back channel, Kissinger è
favorevole ad innalzare il livello dello scontro
militare. “Rifiuto di credere che una piccola
potenza di quart’ordine non abbia un punto di
rottura”.
• Necessità di una “mossa a sorpresa” che
dimostri la risolutezza della Casa Bianca nel
perseguire i propri piani: la vittima designata è la
Cambogia. Il paradosso, insopportabile per
l’opinione pubblica, sarà che per terminare il
conflitto si finirà per estenderne i confini.
9
• Persino lo stesso Nixon non era convinto
fino in fondo, per ragioni di pubblicità.
Opposizione del Segretario di Stato
Rogers, che attira gli strali di Kissinger,
non per la prima né per l’ultima volta.
• Il paese era neutrale da anni, ma ormai il
suo regime fondava la propria politica
sulla convinzione che la vittoria dei
comunisti in Vietnam fosse solo una
questione di tempo
10
• Tacita approvazione della costruzione di
“santuari” nord-vietnamiti, e soprattutto
dell’utilizzo del proprio territorio per
condurre operazioni militari (“sentiero di
Ho Chi Minh”)
• Il Presidente Johnson aveva
espressamente rifiutato l’ipotesi che i suoi
generali gli avevano prospettato: colpire le
unità vietnamite in Cambogia
• Nixon al contrario ordina nell’aprile del
1969 una campagna segreta di
bombardamenti
11
• Il regime di Phnom Penh non reagisce, ma
rifiuta categoricamente l’ingresso alle truppe
statunitensi e sud vietnamite
• Colpo di stato del generale Lon Nol,
incoraggiato dall’intelligence statunitense
• Il 30 aprile Nixon annuncia che forze di terra
sono entrate in Cambogia con l’approvazione
del nuovo regime. Prime critiche di Kissinger:
una mossa che implica eccessiva “pubblicità”
• Dal punto di vista militare l’intera operazione è
un disastro senza appello. Ritiro in tempi brevi.
Cosa più grave: se si cercava una prova che la
vietnamizzazione stava funzionando, il risultato
è del tutto controproducente.
12
• Da quello mediatico, il risultato se possibile è
anche peggiore
– In patria: accuse di bypassare il controllo del
Congresso. Kissinger spiega che in realtà il territorio
cambogiano non era realmente tale…
– Rinnovate proteste contro l’attacco ad un paese
neutrale. Quattro studenti uccisi all’università di Kent,
Ohio, il 4 maggio 1970
– Appello di Nixon alla “maggioranza silenziosa”: un
successo di breve durata
– Dimissioni di membri minori dell’amministrazione
“disgustati” dal comportamento della Casa Bianca.
Kissinger li definirà in modo sprezzante “bleeding
hearts”
– In Cambogia: dopo il ritiro delle truppe statunitensi,
quelle sud vietnamite uccidono e saccheggiano,
infiammando in senso antiamericano l’opinione
13
pubblica locale
– Si scatena una guerra civile che finirà soltanto
con l’affermazione del regime dei Khmer
Rossi di Pol Pot e con una tragedia che ha
pochi paragoni nella storia
– Intervento vietnamita in Cambogia nel 1979:
rifiuto statunitense di riconoscere il nuovo
governo
– In conclusione: destabilizzazione del paese
14
– Sul piano internazionale: le proteste contro
l’intervento statunitense sono feroci.
dichiarazioni di Olof Palme, discorso
inaugurale di Willy Brandt
– Inoltre: rallentamento dei contatti con la Cina
15
– Nonostante questo, la Casa Bianca sembrava
non imparare dai propri errori. Nel febbraio
1971 viene lanciata l’operazione Lam Son
719: 36.000 unità sud vietnamite invadono il
Laos, con supporto di forze aeree USA.
Ulteriore disastro militare. Dimostrazione di
debolezza delle truppe sud vietnamite; ritiro.
Eppure, Kissinger sosterrà che l’impegno in
tali territori periferici avrebbe impedito ad
Hanoi di lanciare un’offensiva sul fronte
principale. Per ragioni di propaganda, inoltre,
Nixon sosterrà che l’operazione aveva
raggiunto qualche risultato apprezzabile.
Necessario mostrare che la vietnamizzazione
procede e funziona.
16
• Dopo una fase di calma relativa, in cui ancora
non è ben chiaro oggi il ruolo di moderazione
svolto dai sovietici, Hanoi progetta una nuova
offensiva nel maggio del 1971, di fronte al
peggioramento della posizione statunitense
• Eppure, a Washington si diffonde la convinzione,
supportata da Kissinger, che l’apertura alla Cina
farà crollare Hanoi “entro l’anno”. Il giudizio degli
storici non è univoco: dopo l’apertura alla Cina,
Hanoi ha giocato maggiormente che in passato
sulla rivalità Pechino-Mosca. Sicuramente, è
evidente la negazione della realtà che emerge
dai rapporti dell’intelligence.
17
• Ulteriore mossa di Washington: dal
dicembre del 1971 bombardamenti
“preventivi” sul Vietnam del nord
• Altro fallimento: nel marzo del 1972 le
truppe del nord irrompono nella zona
demilitarizzata lungo il confine
18
• Misure estreme di Nixon: minato il porto di
Haiphong per arrestare il flusso di armi
proveniente dall’Unione Sovietica. Paradosso:
Pechino invia immediatamente una squadra di
sminatori… lo scenario bellico e le manovre
diplomatiche appaiono sempre più “fuori
sincrono”
• La diplomazia tra le due superpotenze non si
interrompe: nonostante i timori di Washington, e
nonostante i danni arrecati ad alcune navi
sovietiche, Mosca non protesta e non cancella il
meeting. Secondo Dobrynin, si tratta della prima
vera violazione esplicita della “solidarietà
socialista”
19
• Condizionato dallo stallo dell’offensiva
militare, e probabilmente impressionato
dalla dimostrazione di indifferenza da
parte di Mosca e dall’apertura cinese,
nonché dalle chiare prospettive di
conferma di Nixon alla Casa Bianca, il
regime di Hanoi torna al tavolo negoziale
con spirito più conciliante
• Da settembre le prospettive di accordo
sono migliori: cade la richiesta
pregiudiziale di sostituzione del governo
Thieu con una coalizione che includa il
FLN
20
• Da parte sua, Kissinger promette a Le Duc
Tho il ritiro totale delle forze statunitensi
(ormai ridotte a 39.000 unità) entro due
mesi, e concede un cessate il fuoco senza
chiedere il ritiro delle truppe dalla parte di
Vietnam del sud che era stata occupata.
Soprattutto, promette che il regime di
Saigon entrerà in trattative dirette con
Hanoi
• L’accordo, insieme alle visite a Pechino e
Mosca, portano Nixon al risultato
sperato…
21
• Tuttavia, non viene stipulato alcun accordo entro
le elezioni a causa del rifiuto categorico di Thieu
di approvarne i termini.
• Una volta rieletto, Nixon passa alle “maniere
forti” nei confronti di alleati e nemici:
– Bombardamenti di Hanoi ed Haiphong a dicembre per
rafforzare la posizione contrattuale di Saigon (feroci
critiche di Le Duc Tho)
– Impegno segreto di Kissinger per la reintroduzione di
truppe statunitensi in caso di violazione degli accordi
da parte di Hanoi
– D’altra parte, minaccia di cancellazione di qualunque
aiuto statunitense e firma di una pace separata con
Hanoi, nel caso in cui Thieu avesse rifiutato gli
accordi di Parigi.
22
• L’accordo per il cessate il fuoco viene
infine stipulato a Parigi il 27 gennaio 1973.
Washington si impegnava a rimuovere le
proprie forze armate entro sessanta giorni,
e le parti si accordavano sullo scambio di
prigionieri di guerra
• Tuttavia: ambigui i termini dell’accordo
relativi ai negoziati tra le due fazioni per
l’organizzazione di elezioni democratiche
23
• Alla partenza da Saigon, la
“vietnamizzazione” era avvenuta in una
certa misura:
– l’esercito del Vietnam del Nord era la quinta
maggiore forza militare del mondo, sulla carta
– Disponeva dell’arsenale lasciato sul campo
dagli statunitensi
24
– MA: sfuma ben presto, anche dal punto di
vista formale, la promessa di un ritorno delle
truppe statunitensi. Nel novembre del 1973 il
Congresso ignora il veto di Nixon e promulga
il War Powers Act: in assenza di esplicita
disposizione del Congresso, il personale
militare statunitense inviato in combattimento
all’estero deve essere rimpatriato entro due
mesi. È la fine della “presidenza imperiale”, e
l’inizio della “sindrome del Vietnam”, ovvero la
riluttanza ad utilizzare la forza militare
statunitense all’estero.
25
• Il 9 marzo 1975 le truppe vietnamite del
nord invadono il sud, spezzandone di fatto
la continuità territoriale
• In Laos, gli alleati del Viet Minh
conquistano il potere negli stessi giorni
• In Cambogia i Khmer rossi conquistano la
capitale e danno vita all’operazione “anno
zero”
• Il 30 aprile cade Saigon; il corpo
diplomatico statunitense fugge e porta con
se 70.000 cittadini vietnamiti
26
27
• Cosa lascia la guerra del Vietnam:
– Vittime vietnamite oltre il milione di unità militari (se la
definizione ha un senso)
– Vittime civili nello stesso ordine di grandezza
– Decine di migliaia durante le operazioni belliche e
soprattutto i bombardamenti dell’era Nixon
– 59.000 vittime statunitensi; 22.000 (stima per difetto)
tra il 1969 e il 1975
– 153.000 feriti (gravi)
– Costi che, negli anni 69-75, erano nell’ordine di 50
miliardi di dollari all’anno
– Soprattutto: la perdita di supporto nazionale per la
guerra e la diffidenza nei confronti del governo
federale
28
• Come ha sottolineato uno storico: Nixon era
preoccupato dalle conseguenze della guerra
sull’immagine del paese e della presidenza;
Kissinger delle “ramificazioni geopolitiche” e
dell’ossessione della credibilità. Entrambi
sottovalutano le ragioni dell’altro, e soprattutto le
considerazioni di carattere militare
• Ogni volta che le ragioni di politica interna si
fanno pressanti, Nixon e Kissinger si allontanano
a causa di sensibilità ed esigenze diverse
• Un “ritiro onorevole” è uno dei tanti principi che
Kissinger non riesce a spiegare
29
• Di certo, la lente del bipolarismo aveva
deformato la realtà: i sovietici non erano in
grado di fornire l’aiuto che Washington
attendeva
• L’ossessione per la “credibilità” finisce per
svolgere lo stesso, tragico ruolo della
dottrina del domino
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