Definizione di ‘preverbo’ e problemi relativi

2.5.1 Definizione di ‘preverbo’ e problemi relativi

Definiamo ‘preverbo’ un EAL che influisce sul verbo di frase formando con esso un composto semantico o alterandone la sintassi o, ancora, che sia causa di entrambi questi mutamenti. Con

riferirci all’unità semantico-concettuale che un EAL e un verbo vanno a formare, allorchè tra di essi si instaura una stretta relazione, cosicchè la semantica di tale composto sarà diversa da quella del verbo di base, modificata in tutto, in parte o anche solamente rafforzata dal preverbo. La logica che è sottesa all’indicazione di stati, eventi o azioni nei testi ittiti è quella di specificare quanto più è possibile l’ambito spaziale in cui essi trovano attuazione. Questo fenomeno è già presente nella lingua antica ma si riscontra in misura notevolmente maggiore in quella dei periodi successivi, pertanto associati al verbo vi sono EAL la cui funzione è di indicare nel modo più preciso possibile lo spazio a cui fa riferimento in modo esplicito o implicito la semantica verbale: ô unnai- “riempire” è associato a ô er, infatti, si riempie qualcosa fino a ‘sopra’ e, al contrario, pa ô - “inghiottire” è associato a katta “giù, sotto”, dal momento che quanto è ingerito viene mandato

“avvolgere” è accompagnato da anda “intorno”. Quando la funzione del preverbo è quella di rafforzare la semantica locale a cui già il significato del solo verbo rimanda, esso può anche essere sottaciuto senza che venga alterato il significato generale della frase. A favore dell’esistenza di una stretta relazione EAL-verbo sono gli indizi citati a § 2: le particelle enclitiche di inizio frase suffisse al verbo anzichè all’EAL (Kammenhuber, 1974: 160-161), i nomi composti EAL (+) verbo (Tischler, 1982: 213 e sgg.). Nel nostro corpus sono attestati nomi composti EAL (+) verbo, che saranno utilizzati come punto di partenza per l’individuazione della funzione preverbale, compiendo una sorta di analisi a ritroso: dal nome composto risaliremo al verbo e all’ EAL che ne sono alla base e verificheremo se nelle attestazioni l’EAL può dirsi avere funzione preverbale. Tra le problematiche relative agli EAL, senza dubbio quella della individuazione della funzione preverbale è tra le più complesse e di difficile soluzione. La posizione degli EAL è solitamente prossima al verbo e, in presenza di un costituente tonico in caso dimensionale, ricorre per lo più in Mittelstellung: costituente in caso dimensionale - EAL - verbo. Applicando il principio proposto da Goetze (1963), fondato sulla vicinanza dei costituenti nella frase, nei passi in cui l’EAL è in Mittelstellung la determinazione della sua funzione è pressochè impossibile, essendo prossimo sia al caso dimensionale, come posposizione, che al verbo, come preverbo. Appare dunque evidente che per individuare la funzione preverbale degli EAL la posizione nella

è ulaliya-

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frase non sia di primaria importanza, come del resto già si è constatato anche per la determinazione delle altre funzioni. Partendo dall’assunto che un EAL è preverbo quando interviene sulla sintassi e/o sulla semantica del verbo, nei paragrafi che seguiranno il nostro obiettivo sarà di mettere in luce tali modificazioni. Mentre i cambiamenti a livello sintattico sono relativamente semplici da individuare, non altrettanto può dirsi per quelli che coinvolgono la semantica, cioè l’avvenuta costituzione di una unità semantica tra l’EAL e il verbo, riconoscibile solo in base al contesto generale della frase e talora dell’intero periodo.