Funzione posposizionale di andan

2.4.3 Funzione posposizionale di andan

Nella lingua antica andan è in relazione a costituenti inanimati in caso loc.:

[4] (a.-i.) KUB XXIX 28, Ro. I 8’[(ták-ku GIÊ IG ô u-ul-la-an-na-az ku-i ô -ki ta-i-e-ez-zi ku-i)]t ku-it -ri an-da-an (9’) [( è ar-ak-zi

ta-at  ô ar- ni -ik-zi)] "[(se qualcuno in seguito ad una lite ruba una porta, tutt)]o ciò che nella casa [(va perso, ciò risarcirà)]"

(HG, II § 24).

Questo passo è stato discusso e confrontato con l’espressione andan -ri di [2] (§ 2.2). andan è l’unico EAA che in tutte le fasi linguistiche costruisce sempre e solo con il caso in -i ed è anche l’unico a sovrapporsi semanticamente ad esso soprattutto in

n.-i. 61 . Stando a ciò, qualora in [4] e in tutti gli altri passi che esamineremo, andan fosse eliminato, il senso generale della frase non subirebbe alterazioni di rilievo, e in ciò probabilmente trovano giustificazione le scarse occorrenze di questo EAA in m.-

i. Tuttavia, il fatto che in a.-i. e in n.-i. si avverta la necessità di usare andan, lascia supporre che la funzione semantica del dat.(- )loc. -i, ad esempio -ri, e quella del sintagma posposizionale,

61 Come esempio di alternanza dat.loc. andan verbo e dat.loc. verbo citiamo AM KBo IV 4, Vo. III 26, [318] del presente lavoro, e KBo

IV 4, Vo. III 30.

55 -ri andan, non fossero sentite come assolutamente uguali e

Funzione posposizionale - § 2.4

interscambiabili: andan deve apportare una nozione che in qualche modo differenzia il sintagma posposizionale dal solo dat.(-)loc.,

al rafforzamento semantico della nozione generale dello stato già implicita nello stesso caso loc. Nell’esaminare le costruzioni degli altri EAA in funzione posposizionale vedremo che essi servono a specificare la dimensione spaziale o temporale data in modo generico dal caso della declinazione, pertanto, è possibile ritenere che anche andan avesse questa funzione. La differenza tra -ri ed -ri andan può vagamente paragonarsi a quella che intercorre in italiano tra “in casa” e “nella casa”, che sono entrambi sintagmi posposizionali, ma il secondo è semanticamente più marcato del primo. In m.-i. l’uso di andan è decisamente ridotto se paragonato alle attestazioni degli altri EAA e all’uso dello stesso andan in n.-i.; gli unici passi del nostro corpus in cui è attestato sono i seguenti:

probabilmente

circoscrivibile

[78] (m.-i.) Sam., Vo. 25 ma-a-an-wa A-NA PA[-NI] DINGIR LIM ku-i ô -ki EN.SÍSKUR i-da-a-la-u-an-ni me-mi-an è ar-zi pa-id-du- wa-k LIM ÿ n e-da-ni (26) DINGIR -a ô p ÿ r-ni an[-da]-an è u-ur-ta-i ô li-in-ga-i ô pa-ap-ra-a-tar-ra è a-a- ô u-wa-a-ya-a ô i-wa-ar ki- ô a-ru "'se qualcuno davanti alla divinità il mandante del rituale ha calunniato, la maledizione, il giuramento e le impurità in quel tempio vadano a diventare (lett. sing.) come la pianta saponaria !'"

[79] (m.-i.) Istr., Vo. IV 9 [nu ? ] ku-wa-pí LÏ MEÊ .Ê UKUR GIÊ Ê UKUR ¸I.A

ô  ku-wa-pí pa-a-an-zi a-pé- e [- da]-  ni-pát ?

ti-ya-an-te-e

<pí-di> (10) [an-d]a-an  pa -iz -zi “essa (= mezza fila di uomini della lancia) va in quello stesso <posto> dove gli

uomini della lancia che depositano le lance vanno <di solito>”.

In [78] il verbo frasale paiddu è in posizione iniziale, seguito dal dat.loc. Analogamente a quanto osservato per a.-i. [4], anche in questi passi andan specifica la generica indicazione spaziale fornita dal caso loc. e ne rafforza la semantica. La funzione posposizionale di andan trova conferma nel fatto che la sua occorrenza non sarebbe altrimenti giustificata né come preverbo né come avverbio. Per un’interpretazione preverbale non vi sono evidenze contestuali o sintattiche che permettano di ritenere andan in stretta relazione a ki- né a pai-“andare”. andan come avverbio locale, “in quel tempio, dentro...”, non risponde a quanto

una ridondante specificazione delle coordinate spaziali sarebbe superflua. In a.-

il punto esatto dell’accadimento, in un caso perché si vuole specificare la posizione del soggetto all’interno di un luogo, -ri, nell’altro perché ai fini dell’atto criminale è importante sottolineare che va

e [2]

necessario

ribadire

56 Capitolo II

risarcito quanto va perso “dentro la casa”, in opposizione a quanto va bruciato all’esterno, che non è oggetto di risarcimento. In m.-i. [78] è semplicemente descritto un evento che avviene nel tempio, e in [79] il luogo dove si depositano le lance, senza alcuna marcatura o ulteriore specificazione spaziale. Le attestazioni di andan riprendono copiose nei testi n.-i., esempi

in funzione posposizionale sono 62 :

[80] (n.-i.) AH, Ro. I 67 nu-za-k ÿ n IGI ¸I.A -wa ku-wa-at-ta-an (68) A-NA KUR LÏ KÏR an-da-an na-a-i ô -ki-nu-un "là dove in un paese nemico avevo volto gli occhi”

[81] (n.-i.) AH, Vo. IV 21 [(KUR.KUR)] ME.EÊ URU ¸ AT-TI-ma-wa-

d k[án] (22) I è u-u-ma-an-da I Ê TAR A-NA ¸ a-at[(-tu- ô i-li)] an-da- an (23) ne-e è - è u-un "ma tutti [(i paesi)] di ¸atti io, Iôtar, ho

girato a ¸attuôili"

[82] (n.-i.) AM KBo IV 4, Vo. IV 17 lu-  uk-kat -ta-ma I-NA URU Du-uk-ka

4 -am-ma an-da-an za-a è - è i-ya i-ya-an-ni-ya-nu-un “ma il giorno seguente marciai in battaglia contro Tukama”.

In queste attestazioni andan è immediatamente vicino al costituente in dat.loc. a cui è in relazione e da cui non è possibile separarlo per necessità di contesto. andan non troverebbe giustificazione come indicazione locale a sé: “nel paese nemico, dentro, ho girato gli occhi”; “ho girato a ¸attuôili, dentro, tutti i paesi”; “in battaglia in Tukama, dentro, marciai”, né come preverbo, dal momento che in questi passi andan non influisce in alcun modo sulla semantica o sulla sintassi dei verbi di frase. A tal proposito, inoltre, è interessante osservare che in [82] tra andan e iyannai- vi è il dat.loc. za èè iya retto direttamente da iyannai-: “marciai in battaglia”. Nel passo che segue andan, posposto ad un nome proprio di luogo in caso dat.loc., precede immediatamente iya- “andare, marciare” ma, nonostante la

Mittelstellung 63 , non è possibile ritenere andan e iya- un sintagma unitario per ragioni di contesto:

[83] (n.-i.) AM KBo IV 4, Ro. II 67 ma-a è - è URU a-an-ma-kán A ô - ta-ta-az ar- è

a I-NA URU Kar-ga-mi ô an-da-an (68) i-ya-a è - è a-at “ma come <andando> via da Aôtata marciai alla volta di Kargamiô”.

L’azione descritta è molto chiara: si lascia una località, espressa in abl., per dirigersi verso un’altra in dat.loc. I due nomi propri

62 La funzione posposizionale di andan in n.-i. è stata presa in considerazione anche da Salisbury (1999).

63 Termine con cui Zuntz (1936: 9) definisce la posizione di un EAL tra un caso dimensionale e il verbo (§ 1).

57 di luogo sono in netta contrapposizione per i rispettivi casi della

Funzione posposizionale - § 2.4

declinazione, relativi agli opposti movimenti: l’abl. indica l’allontanamento,

l’avvicinamento, ulteriormente marcati dal ar è

il

dat.loc.

a “fuori, via” e andan “in, alla volta di”, rispettivamente. In tutti gli esempi esaminati, andan come posposizione è sempre immediatamente prossimo al costituente a cui è in relazione.

2.4.4 F u n z i o n e p o s p o s i z i o n a l e d i ×p p a n

Nella lingua antica × ppan è in relazione al gen. posposizionale sia con accezione temporale che spaziale:

[33] (a.-i.) StBoT 18, Ro. 22 ku-i[( ô a)]m-me-el a-ap-pa-an LUGAL-u ô ki-i- ô a-r[i "colui ch[(e)] diventerà re dopo di m[(e)]"

[84] (a.-i.) StBoT 25 n. 25, Ro. I 3 [ DUM]U ?MEÊ .LUGAL pa-a-

an-zi  LÏ.MEÊ ME- Ê E-DI-an a-ap-pa-an (4) ti-en- zi " [ i figl]i del re vanno a mettersi dietro alle guardie del corpo".

In questi esempi il gen. non può essere direttamente in relazione ai verbi di frase, poiché né ki ô - “diventare” né tiya- “mettersi, porsi” governano direttamente questo caso, pertanto esso non può che dipendere da × ppan, come è confermato dal contesto. Dalla documentazione antica è evidente che i costituenti in caso gen. e × ppan formano un sintagma e che la funzione dell’EAA è di posposizione.

A partire dalla documentazione m.-i., al gen. posposizionale si sostituisce il dat.loc.:

[29] (m.-i.) Sam., Vo. 58 a ka-a- ô a-ma-a ô Ì.DÙG.GA LÀL-ya EGIR-an-da la-a- b è u-un nu-u ô -ma-a ô

u-ur-ke-e ô EGIR-an I Ê -TU Ì.DÙG.GA LÀL-ya (59) i ô -k ÿ n-an-za "ecco, dietro di voi ho versato olio fino e miele e dietro di voi l’orma <sia> unta dall'olio e dal miele”

[85] (m.-i.) Istr., Ro. I 34 LÚ a na[-a ô A]- NA ME- Ê E-DU-TIM è u- u-ma-an-da-a-a ô (35) EGIR-an è u-wa-a-i "[egli] allora cammina

dietro a tutte le <altre> guardie del corpo”

[86] (m.-i.) Istr., Ro. II 27  ma-a-a è - è a-an-ma-a ô kat-ta (28)

ka-a-a  ô -ka-a ô - te-pa a-ri b na-a ô GIÊ £ -i-du- £ -li-ya EGIR-an [ti]-

58 Capitolo II

ya-zi  "ma come egli giunge giù, al portale, si mette dietro al

GIÊ

widuli-” 64

[87] (m.-i.) Istr., Vo. III 18 nu A-NA GAL ME- Ê E-DI ku-i-e-e ô II BE-LU-TI EGIR-an a-ra-an-ta na-at ô ar-kán-ti (19) an-dur-za ta- pu- ô

a i-ya-an-ta "e i due ufficiali che stanno dietro al capo delle guardie del corpo camminano verso l'interno accanto al ô arkanti-"

[88] (m.-i.) Madd., Ro. 2 [nam-ma]-a ô -ták-kán EGIR-an-pát ki- it ?? -ta ?? -at nu-ut-ta [pa]r- è i-i ô -ki-it "[inoltre] egli fu proprio dietro di te e ti diede la [ca]ccia".

Il dat.loc. è da ricercarsi probabilmente anche nel passo seguente in SÍSKUR in relazione a EGIR ad esso preposto, da leggersi

× b ppan dal confronto con [25 ] (§ 2.3):

[26] (m.-i.) Sam., Vo. 23 a nu Ú-NU-UT SAL.LUGAL ku-i ô EGIR

SÍSKUR SAR è ar-zi (24) nu-u ô - ô i è a- ô u-wa- a [-i] p ¡ -an-zi “e a chi tiene dietro al <luogo del> rituale gli oggetti della regina, si dà

una pianta saponaria”.

La funzione semantica di × ppan in tutti questi esempi è locale e la sua stretta relazione con il costituente in caso dat., se pronome personale, o dat.loc., se nome, è suggerita dal contesto: la sua eliminazione

un’alterazione nella semantica della frase: [86] “si mette al/per il

comporterebbe

ovunque

GIÊ widuli-”; [87] “stanno al /per il capo delle guardie del corpo”; [29 b ] “<sia>

unta per voi / la vostra orma”; [88] “egli fu a/per te”. × ppan di solito segue in costituente tonico a cui è in relazione come posposizione, una eccezione è rappresentata da m.-i. [26], in cui lo precede. In tutti questi esempi la determinazione locale fornita

da × ppan si rivela indispensabile per semantica della frase, infatti, qualora lo si eliminasse, la funzione del dat.loc. cambierebbe e in [85] sarebbe addirittura sintatticamente ingiustificata. In quest’ultimo passo il predicato della frase è è uwai- che in assenza di un EAA è in relazione all’acc. di direzione e non al dat.loc.:

(a.-i.) StBoT 25 n. 3, Ro. I 3' [III-i] ô LUGAL-un SAL.LUGAL- an-na è u-ya-an-zi "camminano per [tre v]olte verso il re e la regina"

(a.-i.) StBoT 25 n. 31, Vo. III 8' è a-a-a ô - ô a-an-kán è u-ya-an-zi

“camminano verso il focolare” 65 .

64 Il termine GI Ê widuli- è stato oggetto di molte discussioni, si veda, per ultimo Güterbock-van den Hout (1990: 51-52); Neumann (1990).

65 Esempi di costruzioni senza EAL per questo verbo ci sono noti solo dal corpus antico (Francia, 1996b).

Funzione posposizionale - § 2.4

La presenza dell’EAA in [85] è indispensabile poiché governa direttamente il dat.loc., altrimenti ingiustificato sintatticamente. Il dat. pronominale e il dat.loc. nominale dipendente da

× ppan in questi passi hanno rimpiazzato il caso gen. dell’ a.-i. La stessa costruzione con il dat.loc. del costituente dipendente da × ppan è attestata anche in n.-i.:

[89] (n.-i.) AM KBo III 4, Ro. II 5 nu-kán LÏ KÚR P ¡ -i ô - è u-ru-un I-NA URU Pal- è u-i ô - ô

a EGIR-an ku-e-nu-un (6) nam-ma URU-an ar- è

a wa-ar-nu-nu-un “e uccisi il nemico di Piôèuru dietro Palèuiôôa e inoltre bruciai completamente la città”.

Una espressione analoga “dietro la città” è documentata nelle Gesta di Êuppiluliuma (DÊ) (Güterbock, 1956):

DÊ Fr. 13 D, Vo. IV 12 KUR-e-ma è u-u-ma-an ku-it I Ê -TU LÏ KÚR [dan-n(a-at-ta-a è - è a-an)] (13) e-e ô -ta nu-kán am-me-el A-BU-YA ku[-it dan-n(a-at-ti)] (14) URU-ri EGIR-an AN.ZA.GÀR ú-e-te-et n[u-kán a(n-tu-u è - ô a-tar)] (15) [(k)]u-in-na a-pé-el A-NA URU- Ê U EGIR-pa [(pé-e- è u-te-et)] “ ma poiché il paese era stato deva[(stato)] dai nemici e poichè mio padre aveva costruito una fortificazione dietro <ciascuna> città [devasta(ta)], allora io ri[(condussi)] la [po(polazione)] ciascuna nella sua propria città” 66 .

Si noti la diversa funzione di × ppan e di × ppa: il primo posposizione al nome in caso dat.loc., il secondo strettamente legato al verbo di frase. In frase con tiya-, × ppan in relazione ad un nome in dat.loc. o un pronome in dat. sta per “(schierarsi) dalla parte di”, letteralmente “dietro di” in suo favore, infatti spesso è una divinità che compie questa azione 67 :

[90] (n.-i.) AH, Vo. IV 16 nu-mu I Ê TAR GAÊAN-YA EGI[(R-an)] (17) ti-ya-at "e Iôtar, mia signora, si schierò dalla mia parte".

In altri passi il soggetto di × ppan tiya- è un mortale:

[91] (n.-i.) AH, Vo. IV 26 am-mu-uk-ma (27) LÏ MEÊ Ga-a

ga ¸ [( ku-i-e-e ô ku-u-ru-u)]r e- ô e-er (28) na-at-mu EGIR-a[(n ti-i-e-er)] "e i Kaôkei, [(che)] mi erano [(nemici, si schierarono)] dalla mia parte”.

I.A

[92] (n.-i.) AM KUB XIV 15, Vo. IV 25 a nu-wa a-p ¡ -ya (26) am- mu-uk EGIR-an Ú-UL ti-i-ya-at

b nu-wa A[-NA I U è ]- è a-LÏ

66 L’espressione ritorna anche in Fr. 13, E I 18-19 e Fr. 28, A I 15-16.

67 Per questa espressione si veda HAB (: 35).

60 Capitolo II

LÏ KÚR-YA EGIR-an (27) ti-i-ya-at “ ‘e là non ti sei schierato dalla mia parte, ti sei schierato dalla parte di [Uè]èa-ziti, mio

nemico’”.

Un confronto interessante può avanzarsi tra [92 a ] e il seguente passo:

I (n.-i.) AM KUB XIV 15, Vo. IV 16 d Ma[-na-pa- U-a ô -ma] (17) am-me-e-da-az Ú-UL ti-i-ya-at “Ma[napa-Tarèunta] non si schierò

dalla mia parte”.

Là dove in [92 a ] vi è il sintagma posposizionale dat. × ppan, in questo passo è attestato l’abl. di direzione del pronome personale tonico. La funzione posposizionale di × ppan in tutte le attestazioni prese in esame è assicurata dal contesto e talora anche dalla sintassi della frase. In a.-i. il gen. non può che essere giustificato dalla dipendenza diretta dalla posposizione e in m.-i. e n.-i. al suo posto troviamo il dat.loc. Nella documentazione n.-i.

× ppan posposizionale è attestato di certo in frase con tiya- “mettersi”, con cui dà origine ad una espressione idiomatica “essere dalla parte di, schierarsi dalla parte di” (§ 3.3.8). Riguardo alla posizione nella frase, × ppan è di solito distante dal costituente a cui è in relazione qualora questo sia un pronome personale enclitico, m.-i. [29 b ] e in n.-i. [90]; se invece è un costituente

tonico, × ppan tende a seguirlo immediatamente ma può trovarsi anche separato da esso per l’interposizione di altri elementi della frase quali: il pronome relativo, m.-i. [87]; l’apposizione al nome

in caso dimensionale, n.-i. [92 b ].

2.4.5 Funzione posposizionale di kattan/katta 2

La semantica locale di kattan/katta 2 corrisponde a “giù, sotto, presso, da, accanto a”; in a.-i. è attestato posposto al caso gen.:

[93] (a.-i.) StBoT 25 n. 1, Ro. I 11’  ne-e-pí- a ô  -a ô ka[(t-ta-an ú- li-li-i ô -ki-id-du-ma-at)] "so[(tto)] il cielo [(verdeggiavate)]"

Il nome in gen. è giustificabile solo dipendendo direttamente dalla posposizione kattan. In m.-i. kattan è in relazione al caso dat.loc.:

[94] (m.-i.) Madd., Ro. 13 nu-  ut  [-ta] li-in-ki-ya (14) [ka]t-ta-an

ke-e ud-  da-a-ar da-i ô "e queste parole [per te] mise sotto giuramento"

61 [95] (m.-i.) Maôt., Vo. III 22 a EGIR-an-da-ma IM-a ô i ô -nu-u-ri-

Funzione posposizionale - § 2.4

e in i-ya-az-zi ....... (24) SAL na-at Ê U.GI A-NA II BE-EL SÍSKUR

TÚG

(25)  ô e-ek-nu-wa-a ô kat- ta -an e-ep-zi nu ki-i ô - ô a -an me-ma-

i // (26) ka-a-  ô d a  -wa Ê I Ê A [( T)]AR i ô -nu-u-ri-i ô (27) ... i-da-a- la-u-i-ma-wa-a ô -ma-a ô -kán (28) ud-da-ni-i QA-TAM-MA mu-un-

na-a-id-du" ma poi fa un vaso per la pasta di argilla... , e ciò la maga tiene sotto ai mantelli dei due mandanti del rituale e così dice: ‘ ecco il vaso per la pasta di Iôtar .... e allo stesso modo nasconda voi alla malvagia parola !’".

I verbi di frase di questi esempi, rispettivamente dai- “porre, mettere” e ep- “tenere, afferrare”, sono entrambi transitivi. In [94] sono presenti due costituenti potenzialmente in relazione all’EAA: il pronome enclitico in caso dat. -ta e il dat.loc. linkiya, immediatamente vicino a kattan. Il contesto non permette di considerare il pronome enclitico in relazione all’EAA: “sotto di/accanto a te”, non è infatti plausibile, mentre non vi sono ostacoli per la relazione di linkiya con kattan, “sotto giuramento”. L’espressione linkiya kattan è attestata a partire dal m.-i. sia con dai- “mettere, porre”, che con ki- “giacere, esserci”, senza che la funzione semantica e sintattica del sintagma dat.loc. - kattan subisca alterazioni, come attestano anche gli esempi di

e CHD (L-N: 65). In [95 TÚG ] il dat.loc. è ô eknuwa ô che non può dipendere direttamente dal verbo ep-, poiché in tal caso si

avrebbe “mette ai/nei mantelli”, che non trova collocazione nel contesto generale. Una relazione tra il dat.loc. e l’EAA non incontra alcun ostacolo di ordine sintattico e risponde meglio alle esigenze testuali, “lo mette sotto ai mantelli ... e così dice: ‘ecco il vaso per la pasta di Iôtar .....e allo stesso modo nasconda voi alla malvagia parola !’”; come il vaso è messo sotto ai mantelli perché resti nascosto alla vista, allo stesso modo i mandanti del rituale dovranno essere tenuti celati alle cattive influenze delle parole malvagie.

In a.-i. katta 2 posposizione al genitivo con il significato “accanto a” è documentato in [3 c ], nè il genitivo potrebbe essere spiegato

altrimenti:

ô - ô DUG ar X-li

[3] (a.-i.) StBoT 25 n. 14, Vo. III 4’ c [(x NINDA wa-ge-e

IX NINDA. RIN MEÊ XX-i ô p)]al- è a-a ô kat-ta ti[(-an-zi)] “[(x

boccone di pane di dieci misure ! e nove gallette venti volte)] si met[(te)] accanto al paiolo ? ”.

In frase con un verbo intransitivo di moto, come ad esempio pai- “andare”, kattan è posposposizione al dat.loc. che lo precede nel seguente esempio:

[96] (m.-i.) Istr., Ro. I 35 a nu-u ô - ô

i ku-i ô LÏ

[ME-  Ê E]- DI pé-ra-

b a DUG ô - ô i-it ar-ta-ri (36) nu-u ô - ô i te-ez-zi kal-ti-ya-wa kat-ta-an

62 Capitolo II

pa-i-mi "e alla [guardia del cor]po che sta davanti a lui dice: 'vado alla toilette (lett.: al/presso il vaso)'".

DUG kaltiya morfologicamente può essere dat.loc. o dir., secondo quanto ha chiarito Starke (1977: 107 e sgg.). Nel testo in

questione sono attestati alcuni nomi in caso dir., come ka ô ka ô tipa, Ro. I 67 e Ro. II 28, ma la presenza di kattan e

soprattutto il confronto con i passi che diamo di seguito ci inducono a ritenere debba trattarsi di un dat.loc.:

(a.-i. ? /d.-n.) KUB X 13, Vo. IV 15’ na-an kal-ti-ya kat-ta-an[

e il suo duplicato

KBo XXV 176, Vo. 29’ na-an  kal -ti kat-ta-an ti[-an-zi “accanto al vaso lo met[tono” (Singer, 1984: 94)

kaltiya kattan nel duplicato è riportato come kalti kattan, pertanto kalti non può che essere che dat.loc. e in relazione a

kattan 68 . Nell’esaminare la funzione posposizionale di kattan con semantica

diversa da quella spazio-temporale (§ 2.4.1) abbiamo avuto modo di constatare la stretta relazione tra questo EAA e katti-: nei periodi posteriori all’antico, la costruzione katti- + pronome possessivo enclitico tende ad essere sostituita da pronome personale tonico/enclitico dat. - kattan. Alcuni retaggi della lingua antica sono ancora presenti in quella media, e tra questi è la costruzione katti- con pronome possessivo enclitico per l’ espressione della compagnia (§ 2.4.1). Oltre alla compagnia katti- + pronome possessivo enclitico può assumere anche una semantica locale “presso, da, accanto”:

[97] (m.-i.) Kan., Ro. 3’ a nu-u ô - ô a-an DINGIR[-i ô a-pa-a-a ô ma- a-an ne-pí- ô i] (4') ma-a-na[-a ô t]ák-ni-i zi-ga d UTU-u ô kat-ti- ô i

 pa-i- b ô i nu i-it a-pé-da-ni A-NA DINGIR-YA te-e-et [nu-u ô - ô i] (5')