Gli artefatti
2.4 Gli artefatti
Secondo la psicologia culturale, i processi psichici superiori sono nati quando l’uomo ha cominciato a costruire oggetti materiali utili per relazionarsi agli altri, appunto gli artefatti. Tali strumenti, a loro volta, producono delle
modificazioni nell’organizzazione del pensiero, in quanto possiedono una funzione rappresentazionale della realtà (Hermans, Ligorio, 2005; Mantovani, 1995). In virtù dei cambiamenti prodotti, essi sono quindi sia materiali, che ideali, in quanto la loro forma materiale è stata modellata dalla loro partecipazione alle interazioni di cui prima hanno costituito una parte e che ora invece mediano. In tal senso lo strumento principe di mediazione simbolica è il linguaggio (Cole, 2004). Ogni individuo, oltre a tendere alla costruzione di nuovi artefatti, nasce all’interno di un contesto pieno di artefatti già condivisi dal gruppo sociale di cui fa parte. La costruzione di artefatti culturali dipende, infatti, fondamentalmente da due fattori: la presenza di una comunità e l’avvio di un processo di costruzione di nuove conoscenze, si per l’individuo che per la comunità. L’interazione dialogica di questi due fattori si concretizza proprio negli artefatti (Hermans, Ligorio, 2005). Gli psicologi culturali russi hanno utilizzato un triangolo (Fig.
1) per spiegare la relazione tra individuo, ambiente e artefatti, illustrando le funzioni definite naturali o non mediate, situate alla base, mentre le funzioni mediate o culturali sono quelle in cui le relazioni tra soggetto e ambiente sono unite dal vertice del triangolo, rappresentato dagli artefatti.
Figura 1 - La relazione triangolare tra soggetto-artefatto-oggetto
È utile però sottolineare che i processi cognitivi mediati non sostituiscono i percorsi naturali, anzi l’utilizzo di strumenti nelle proprie attività crea una nuova relazione strutturale in cui i percorsi mediati e quelli naturali operano in maniera sinergica. Infatti, attraverso i tentativi di adattare l’ambiente ai propri obiettivi, le persone includono nelle loro azioni mezzi ausiliari e altre persone, dando luogo alla relazione triadica di soggetto-medium-oggetto. Per dirla come Latour (1994), né gli artefatti, né le azioni esistono isolatamente, ma sono al contrario, intrecciati tra loro e con gli esseri umani per dar vita a vaste reti di interconnessione. Wartofsky (1973) sviluppa ulteriormente la nozione di artefatto e propone una gerarchia a tre livelli:
1. Il primo livello è costituito dagli artefatti primari, ovvero quegli artefatti utilizzati direttamente per la produzione. Essi sono strettamente collegati al concetto di artefatto come materia trasformata dall’attività umana e tra di essi possiamo annoverare tanto le asce, le clave, le ciotole e gli aghi, tanto le parole, gli strumenti di scrittura e le reti di telecomunicazione.
2. Il secondo livello è costituito dagli artefatti secondari, ovvero le rappresentazioni degli artefatti primari e dei modi di agire basati su di essi. Questa tipologia di artefatti gioca un ruolo importante nella conservazione
e nella trasmissione forme di azione e credenze, come ad esempio le ricette, le credenze popolari, le norme e le costituzioni.
3. Il terzo livello è formato dagli artefatti terziari, una classe di artefatti che può arrivare a costituire un mondo relativamente autonomo in cui le regole
e le convenzioni non sono più pratiche, ma possono arrivare a diventare anche solamente simboliche, legate ad attività “libere”. Questi artefatti possono influenzare il modo di vedere il mondo reale e sono capaci di influenzare le prassi correnti. Tra di essi l’autore cita le opere d’arte e i processi percettivi, mentre Cole (2004) propone invece di includere anche le nozioni di schema, script, contesto e mediazione.
A questi tre livelli si aggiunge un quarto livello, recentemente elaborato, che riguarda la costruzione e ricostruzione dei propri mondi personali e sociali in contesti astratti, e cioè la “realizzazione e il rinnovamento del sé e dei rapporti sociali in cui viviamo” (Ligorio, Cesareni, Cacciamani, 2010, p. 227). Se pensiamo, infatti, al contesto attuale, dominato da quelle tecnologie che supportano il “social networking” e da applicazioni come Twitter, Youtube o Facebook, riusciamo a comprendere che questi sono strumenti in grado di creare reti flessibili ed estremamente estese, all’interno delle quali è possibile condividere materiali e idee, e sostenere rapporti di amicizia e spazi per l’espressione del sé (Ligorio, Cesareni, Cacciamani, 2010).