La teoria dell’Attività
2.5 La teoria dell’Attività
Gli artefatti, quindi, come abbiamo visto, sono un costrutto di grande rilevanza; la Teoria dell’Attività di Engeström (1987), elaborata a partire dalle teorizzazioni della scuola socio-culturale della psicologia russa (Leont’ev, 1977; Vygotskij, 1978) riprende questo concetto per proporre l’indagine delle attività collettive e delle azioni individuali nei contesti reali in cui hanno luogo.
I cardini di questa teoria sono l’analisi dei sistemi costituiti dalle attività umane, il ruolo giocato dagli artefatti tecnologici nel mediare tra il soggetto e l’oggetto di tali attività, nonché gli sviluppi ed i cambiamenti che l’inserimento degli strumenti tecnologici comporta nella cultura, nelle relazioni e nelle attività preesistenti (Engeström, 1987). Un ruolo importantissimo è quindi riposto nell’analisi dell’utilizzo degli strumenti tecnologici nella vita reale degli individui. La rappresentazione schematica dell’attività umana proposta da Engeström (Fig. 2) coniuga l’idea originale di Vygotskij (1978) concernente la relazione soggetto-oggetto mediata dagli strumenti e dai segni, con il concetto di Attività apportato da Leont’ev (1977).
Figura 2 – La struttura dell’attività umana proposta da Engeström.
L’attività umana è quindi considerata un insieme sistemico in cui tutti gli elementi hanno delle reciproche relazioni mediate (Mazzoni, 2005a): • La relazione soggetto-oggetto è mediata dagli strumenti; • La relazione soggetto-comunità è mediata dalle regole;
• La relazione oggetto-comunità è mediata dalla divisione del lavoro. Secondo la Teoria dell’Attività, ogni attività umana è mediata da diversi artefatti, siano essi materiali, come strumenti e macchine, che immateriali come simboli, procedure e regole. La tesi generale è che gli esseri umani possono controllare il loro comportamento, non tanto “dall’interno”, sotto la spinta dei loro bisogni biologici, quanto “dall’esterno” utilizzando e costruendo artefatti (Mazzoni, 2005a). Da questo punto di vista, lo studio degli artefatti, in quanto elementi integralmente legati al funzionamento dell’uomo, diviene uno degli aspetti principali della ricerca. Gli artefatti, quindi sono strumenti di mediazione (per esempio, l’e-mail come strumento di mediazione della comunicazione), ma possono anche essere l’oggetto verso cui si rivolge l’azione umana (per esempio, la costruzione di un prodotto multimediale). È possibile però affermare che il vero potenziale delle tecnologie è quello di sostenere comunità ampie e composite che, oltre ad usare le risorse • La relazione oggetto-comunità è mediata dalla divisione del lavoro. Secondo la Teoria dell’Attività, ogni attività umana è mediata da diversi artefatti, siano essi materiali, come strumenti e macchine, che immateriali come simboli, procedure e regole. La tesi generale è che gli esseri umani possono controllare il loro comportamento, non tanto “dall’interno”, sotto la spinta dei loro bisogni biologici, quanto “dall’esterno” utilizzando e costruendo artefatti (Mazzoni, 2005a). Da questo punto di vista, lo studio degli artefatti, in quanto elementi integralmente legati al funzionamento dell’uomo, diviene uno degli aspetti principali della ricerca. Gli artefatti, quindi sono strumenti di mediazione (per esempio, l’e-mail come strumento di mediazione della comunicazione), ma possono anche essere l’oggetto verso cui si rivolge l’azione umana (per esempio, la costruzione di un prodotto multimediale). È possibile però affermare che il vero potenziale delle tecnologie è quello di sostenere comunità ampie e composite che, oltre ad usare le risorse