Il contesto di riferimento
2.1 Il contesto di riferimento
Geografia fisica Si suole suddividere la Campania, a grandi linee, in due differenti zone:
• la zona interna sud-est, dove si trovano i rilievi dell'Appennino Campano a nord e
di quello Lucano a sud, separati dalla sella di Conza e dall'alta valle del Sele; • la zona nord-ovest, parallela alla costa, più pianeggiante, che comprende alcuni
rilievi collinari e montuosi isolati di origine vulcanica o sedimentaria, separati da poco estese ma fertili pianure alluvionali, quali quelle del Garigliano e del Volturno
a nord-ovest, che formano la piana della provincia di Caserta; • alla seconda zona si possono aggiungere le isole costiere di natura vulcanica (Ischia,
Procida, Vivara e Nisida), prolungamento dei Campi Flegrei, e Capri, prolungamento calcareo dei monti Lattari.
Fig. 48. Carta fisica della Campania
Rispetto alla media italiana, la superficie della regione è meno pianeggiante, con una prevalenza delle aree collinari e montane su quelle di pianura.
Tab. 7. Zone altimetriche in Campania e in Italia (in percentuale)
Fonte: dati Istat. Note: per zone altimetriche l'Istat intende «zone omogenee derivanti dall’aggregazione comuni
contigui costruite di norma sulla base di valori soglia altimetrici».
Le zone altimetriche di collina sono costituite da «territorio caratterizzato dalla presenza di diffuse masse rilevate aventi altitudini, di regola, inferiori a 600 metri nell’Italia settentrionale e 700 metri nell’Italia centro-meridionale ed insulare. Eventuali aree di limitata estensione aventi differenti caratteristiche, intercluse, si considerano comprese nella zona di collina».
Le zone altimetriche di montagna sono costituite da «territorio caratterizzato dalla presenza di notevoli masse rilevate aventi altitudini, di norma, non inferiori a 600 metri nell’Italia settentrionale e 700 metri nell’Italia centro-meridionale e insulare», comprese limitate aree intercluse e altre.
Le zone altimetriche di pianura sono costituite da «territorio basso e pianeggiante caratterizzato dall’assenza di masse rilevate», più altre zone poco estese limitatamente elevate. (fonte: Glossario al sito web dell'Istat).
La Campania e la Sicilia sono le uniche regioni italiane ad avere vulcani attivi. All'interno delle pianure troviamo infatti l'apparato vulcanico di Roccamorfina a nord- ovest, oggi inattivo, e il cono del Vesuvio, accompagnati dalla regione vulcanica dei Campi Flegrei.
Fig. 48. Attività vulcaniche in Italia
Fonte: Atlante Zanichelli on line
Ai rilievi succedono, dall'interno verso la costa, colline spesso terrazzate e ripiani fluviali, dopo i quali troviamo le fertili pianure costiere formate dai depositi alluvionali dei fiumi Garigliano, Volturno, Sarno e Sele. La Piana Campana e la vecchia provincia di Terra di Lavoro (oggi suddivisa tra la provincia di Caserta e quella di Frosinone) hanno dato l'appellativo di Campania Felix alla regione, grazie alla mitezza del clima e alle favorevoli condizioni morfologiche che hanno permesso la storica abbondanza dei raccolti.
Geografia umana ed economica La Campania presenta alcune particolarità geografiche che rivestono un ruolo
importante nella gestione del territorio così come in quella dell'organizzazione del ciclo integrato dei rifiuti: forte rilevanza hanno la densità regionale, con valori estremamente elevati (più del doppio della media italiana) e la distribuzione diseguale della popolazione sul territorio. Nonostante la consistente emigrazione, molto intensa per lunghi periodi, la popolazione campana è raddoppiata in poco più di un secolo. In Campania, infatti, permangono isole di crescita della popolazione, e, rispetto al resto d'Italia e d'Europa, la regione, con le province di Napoli e Caserta in testa, ha un tasso di crescita della popolazione ancora relativamente elevato in un quadro europeo dove è diffusa la fase di “crescita zero” tipica della fase della transizione demografica. Negli ultimi cinque anni la popolazione regionale ha presentato un incremento pressoché costante, sia grazie ai movimenti migratori in ingresso, costituiti principalmente da persone prima residenti importante nella gestione del territorio così come in quella dell'organizzazione del ciclo integrato dei rifiuti: forte rilevanza hanno la densità regionale, con valori estremamente elevati (più del doppio della media italiana) e la distribuzione diseguale della popolazione sul territorio. Nonostante la consistente emigrazione, molto intensa per lunghi periodi, la popolazione campana è raddoppiata in poco più di un secolo. In Campania, infatti, permangono isole di crescita della popolazione, e, rispetto al resto d'Italia e d'Europa, la regione, con le province di Napoli e Caserta in testa, ha un tasso di crescita della popolazione ancora relativamente elevato in un quadro europeo dove è diffusa la fase di “crescita zero” tipica della fase della transizione demografica. Negli ultimi cinque anni la popolazione regionale ha presentato un incremento pressoché costante, sia grazie ai movimenti migratori in ingresso, costituiti principalmente da persone prima residenti
ammontava a 5.630.280, passata a 5.701.931 abitanti nel 2001 e a 5.812.962 nel 2009 secondo gli ultimi dati dell'Istat.
Il contributo fondamentale a questo risultato è stato dato dalle province di Napoli, e in minor misura da quelle di Caserta e Salerno; quelle di Benevento e Avellino, nel quadro storico dello spopolamento delle zone interne, hanno fatto registrare flessioni 407 , mentre negli ultimi dieci anni tutte le province campane hanno registrato un aumento della popolazione, tranne quella di Benevento, che ha un andamento demografico stazionario. Anche la provincia del capoluogo, nonostante l'elevata concentrazione demografica, presenta aumenti nel periodo considerato, tranne per gli ultimi due anni. 408
Le zone montane appenniniche, d'altronde, sono in tutta la penisola quelle tradizionalmente soggette allo spopolamento: è un fenomeno accentuatosi nella seconda metà del secolo scorso, e descritto in molti studi attraverso l'immagine dicotomica della la “polpa” e dell'“osso”. La geografia della popolazione del dopoguerra descriveva l'Italia stessa in base ad alcune letture dualistiche degli assetti territoriali: montagna-pianura, interno-costa, osso-polpa, Sud-Nord 409 . Le zone costiere (polpa) sono quelle che attraggono più popolazione e la maggioranza delle attività economiche, mentre l'osso è soggetto a continuo spopolamento, a causa del cambiamento dei modelli economici e di vita della popolazione: per effetto delle migrazioni internazionali e degli spostamenti interni, la montagna e le aree interne perdono popolazione a favore delle «pianure e delle coste, sedi privilegiate delle attività industriali e terziarie e perni di fitte reti urbane contrassegnate dalla presenza di grandi metropoli» 410 .
Queste tendenze, in Campania, si sono convertite in una distribuzione della popolazione molto diseguale, con picchi di densità nell'area di costa del Napoletano, tra i Campi Flegrei e Salerno, e nel triangolo Napoli-Caserta-Salerno. Negli anni '80 La Svimez, usando una metodologia di tipo funzionale, ha delimitato l'area metropolitana di Napoli proprio nel summenzionato triangolo 411 . Qui si intrecciano profonde relazioni che delineano uno spazio fatto di reti materiali e immateriali anche laddove non si verifichino sempre continuità fisiche, grazie alle vie di comunicazione veloce come gli assi stradali e autostradali e le linee ferroviarie che convergono verso il capoluogo o che mettono in
406 Cfr. Arpac, Relazione sullo stato dell'ambiente in Campania 2009, Napoli, Arpac, 2009, p. 3 407 Cfr. Enciclopedia geografica mondiale De Agostini, 1995. 408 Cfr. Arpac (2009), op. cit., p. 4. 409 Come evidenziano Sommella R. e Viganoni L. nel saggio Dinamiche demografiche e assetti territoriali,
in Coppola P. (a cura di), Geografia politica delle regioni italiane, Einaudi, Torino, 1997, p.153.
410 Ibidem, p.155. 411 Cfr. Amato F., Dall’area metropolitana di Napoli alla Campania plurale, in Viganoni L. (a cura di), Il
mezzogiorno delle città. Tra Europa e Mediterraneo , Angeli, Milano, 2007, pp.175 e segg.
comunicazione la cintura urbana. Le reti di relazioni intrecciate col capoluogo regionale sono state le maggiori direttrici dello sviluppo urbano dell'area metropolitana: tale sviluppo ha formato in realtà una “raggiera povera” 412 intorno al capoluogo. I comuni della prima cinta urbana di Napoli e quelli della costa dai Campi Flegrei fino a Castellammare di Stabia sono stati oggetto di un “processo di densificazione incoerente” in cui lo sviluppo urbanistico si è formato per “tracimazione del continuum edilizio- abitativo” 413 del principale centro regionale, senza efficace pianificazione e controllo da parte degli enti preposti.
Oggi, però, nel quadro di un rallentamento della forte tendenza allo spopolamento interno e della lenta ma costante perdita di popolazione da parte di Napoli città, si delineano nuove direttrici di urbanizzazione: i primi ambiti toccati da questo nuovo orientamento sono «la prima cintura del napoletano, poi la zona flegrea, il basso casertano, l'area vesuviana e l'area del Salernitano in avanzamento verso la piana del Sele» 414
Si scorgono dunque segnali di un superamento della netta contrapposizione tra osso e polpa, e anche del rigido monocentrismo di Napoli: le nuove tendenze di antropizzazione e urbanizzazione del territorio consentono di ipotizzare che «le coppie oppositive, che hanno a lungo caratterizzato la descrizione di questa regione, vanno gradatamente sfumando». Mentre Napoli, come altre metropoli europee, continua a perdere abitanti, nascono nuove centralità, seppur a volte abbozzate; tant'è vero che il capoluogo non perde ancora il ruolo di polo funzionale 415 di livello provinciale e anche regionale e interregionale, soprattutto in alcuni servizi di livello più elevato (facoltà universitarie, centri ospedalieri ecc.).
L'utilizzo del territorio derivante da questo tipo di distribuzione della popolazione e dalla forte crescita dell'urbanizzazione (avvenuta in molti casi senza regole), è un fattore chiave per comprendere l'organizzazione e il funzionamento delle reti, dei flussi economici e demografici in Campania, che condizionano l'organizzazione dei servizi compreso quello della gestione dei rifiuti. Basti pensare che il processo di urbanizzazione sviluppato nel corso del novecento ha comportato, come in altre aree dei paesi ricchi, un consumo di territorio molto elevato. Dagli anni sessanta ai duemila «i centri della fascia costiera metropolitana sono cresciuti rapidamente: la loro superficie è quasi quintuplicata,
a fronte di una crescita demografica intorno al 21»: l'espansione delle superfici
Come evidenziato da Coppola P., “La dissipazione urbana. Note sull'area metropolitana di
Napoli”, in Viganoni L. (a cura di), Città e metropoli nell'evoluzione del Mezzogiorno, Milano, Angeli, 1991, (citato in Amato F. - v. nota successiva).
413 Cfr. Amato F., op. cit. pp.175 e segg. 414 Amato F., op. cit., p. 175. 415
Amato F., La periferia italiana al plurale: il caso del Napoletano, in Sommella R., Le città del
Mezzogiorno. Politiche, dinamiche, attori, Milano, Angeli, 2009, pp. 219-242.
urbanizzate è stata invece del 321 416 . Questi processi sono giustificati dalla crescita del Pil pro-capite, dalle differenti modalità abitative e dai «cambiamenti della struttura
demografica, con l'aumento del numero delle famiglie e la diminuzione della loro composizione media; come anche [d]all'incremento della domanda pro-capite di suolo per abitazioni, infrastrutture, servizi, attrezzature, legato alla crescita complessiva del tenore di vita del paese» 417 .
Fig. 46. Abitanti per Comune per classi di ampiezza in Campania (2001)
Fonte: Regione Campania - Ufficio dell'Autorità Ambientale, Integrazione della Valutazione Ambientale Ex Ante del POR Campania , Napoli, 2002.
Di Gennaro, Di Lorenzo, Una campagna per il futuro. La strategia per lo spazio rurale nel Piano
territoriale della campania , Assessorato al Governo del Territorio della Regione Campania, Napoli, 2008, p 19.
417 Ibidem, p. 24.
Note: Elaborazione dell'Ufficio dell'Autorità Ambientale su dati del 14° censimento popolazione e abitazioni.
Tab. 6. Popolazione e densità nelle province campane
Province
N. Comuni Superficie Km²
Popolazione (2008) Densità abkm²
Tot. Campania
Fonte: elaborazione propria su dati Istat 2008
Fig. 47. Distribuzione della densità nei comuni campani (2001)
Fonte: Regione Campania - Ufficio dell'Autorità Ambientale, Integrazione della Valutazione Ambientale Ex Ante del POR Campania , 2002. Elaborazione dell'Ufficio dell'Autorità Ambientale su dati del 14° censimento popolazione e abitazioni.
Nota: il primo range di dati (0-500 abkm²) non permette di evidenziare differenze tra i comuni dell'interno e quelli della zona, soprattutto costiera, più densamente popolata intorno a Napoli e Salerno, Avellino e Caserta. Tuttavia è utile a segnalare proprio queste differenze macroscopiche interne alla Campania.
Di Gennaro e Di Lorenzo denunciano che l'urbanizzazione campana ha proseguito la sua corsa provocando impatti sul territorio in alcuni casi devastanti. A fronte di perdite di terreni fertili, si è sviluppata una urbanizzazione povera, periurbana e “rurbana” fatta di Di Gennaro e Di Lorenzo denunciano che l'urbanizzazione campana ha proseguito la sua corsa provocando impatti sul territorio in alcuni casi devastanti. A fronte di perdite di terreni fertili, si è sviluppata una urbanizzazione povera, periurbana e “rurbana” fatta di
Se le tendenze di estensione dell'urbano sono comuni ai paesi industrializzati, infatti, il principale problema in Campania è che queste trasformazioni sono avvenute in un quadro di debolezza istituzionale e di controllo del territorio da parte della criminalità organizzata, che ha interessi speculativi di breve periodo non congruenti con la necessità di salvaguardare il ricco ecosistema della Campania Felix. Questo obiettivo a lungo termine non sembra essere una priorità concreta nemmeno per la politica locale, tanto che alcune aree sono abbandonate dallo Stato in favore del cosiddetto “Sistema”, appellativo della Camorra evocativo della forma organizzativa capace di un vero e proprio governo del territorio.
A grandi linee, possiamo distinguere tra la criminalità organizzata urbana di Napoli, presente con un fortissimo radicamento di quartiere 419 , e quella della “Campania
intermedia”. In base a un recente saggio di Sommella 420 , la seconda costituisce l'insieme “geocriminale” di maggiore rilevanza sul piano della diffusione della criminalità – e anche
delle strategie di contrasto statale. E' situato nella regione metropolitana e nel Basso Casertano, tra il litorale del Golfo, Caserta e Nola. Qui l'ambiente è stato ampiamente sfruttato illegalmente, approfittando delle trasformazioni post-industriali in atto, che hanno comportato vuoti di potere da un lato e dinamismo economico dall'altro, seppur in buona parte costituito da economia sommersa. Dopo la crisi economica degli anni settanta, e l'intervento post-terremoto degli ottanta, la camorra ha sfruttato il dinamismo della piccola e media impresa locale, sia tradizionale che moderna (edilizia, alimentare, abbigliamento, prodotti in pelle, agricoltura, commercio all'ingrosso): dalle origini rurali e del contrabbando, essa è divenuta impresa con forte capacità di fare alleanze strategiche con i settori legali degli affari e della politica. La sua struttura è infatti piuttosto orizzontale, il che la distingue dalla mafia siciliana, ma presenta anche un forte radicamento territoriale. Si pone come un sistema alternativo allo stato, in grado di controllare il territorio: gli affari locali hanno legami con il mercato globale ed entrano pervasivamente nell'amministrazione locale e nella stessa cultura locale: trae vantaggio, infatti, dalla tradizionale debolezza dei poteri pubblici e dalla illegalità diffusa, dalla
418 Ibidem. 419 Criminalità che si dedica soprattutto a estorsioni, traffici di droga, degli approvvigionamenti, ma
che ha minori opportunità di dedicarsi ad attività imprenditoriali, con l'eccezione notevole del commercio (cfr. nota successiva).
Sommella R., La trasformazione dello spazio napoletano: poteri illegali e territorio, in Gribaudi G.,
Traffici criminali. Camorra, mafie e reti internazionali dell’illegalità , Torino, Bollati Boringhieri, 2009, pp. 355-374.
libertà dalle regole, che sul territorio si è manifestata nel diffuso abusivismo edilizio, in gran parte rimasto impunito e anzi condonato, nell'uso illegale del suolo (come nel caso delle discariche abusive), nell'economia sommersa eccetera: insomma, la camorra campana trae forza dalla sua flessibilità e dal sapersi inserire nell'economia. In questo modo riesce a controllare ampie aree della regione. Nelle reti locali essa è infatti un soggetto molto attivo attivo e basa la sua potenza non soltanto sulla violenza, ma oggi soprattutto sulle capacità di mediazione o di collusione con settori della politica, dell'amministrazione e del mondo economico. 421
Come evidenziano le indagini della magistratura e i rapporti di Legambiente sulle Ecomafie, l'uso illegale del suolo si è specializzato nel settore edile e nei cicli illegali del cemento e dei rifiuti, che sono spesso profondamente collegati: gli stessi terreni e le cave usate per estrarre illegalmente materiale per l'edilizia sono, in seguito, riutilizzati per smaltire altrettanto illegalmente rifiuti. Non è raro, poi, che le terre utilizzate come discariche siano nuovamente riusate per speculazioni edilizie o come terreni agricoli: questi clan sanno davvero riutilizzare al meglio le risorse a disposizione!
L'associazione Legambiente ha chiamato questo fenomeno, diffuso in tutt'Italia, “ecomafia”. I clan locali, quali quello dei Casalesi nel Casertano o dei Mallardo nel Giuglianese, sfruttano a proprio vantaggio il territorio con modalità di rapina, lasciando enormi “esternalità negative” ai cittadini e a imprenditori agricoli e contadini onesti. Studi della Confedrazione Italiana Agricoltori hanno messo in luce come l'attività in queste zone prelude a un disastro ambientale, testimoniato dalle ripercussioni negative sul ricco settore agricolo, oltre che sul turismo, due importanti fonti di reddito per i campani che includono tradizione e innovazione. Valutando in termini monetari, infatti, tale stime hanno quantificato i «danni derivanti dall'emergenza rifiuti e dall'inquinamento di terreni
e falde acquifere provocato dall'interramento abusivo di rifiuti tossici [in un] 35 in meno di fatturato per il comparto ortofrutticolo e 30 per latte e derivati» 422 .
Altri studi sulla salute umana, come vederemo in seguito, hanno evidenziato invece aumenti della morbilità e mortalità per malattie quali quelle tumorali, che coincidono spesso con le zone in cui le ecomafie hanno degradato (forse irrimediabilmente) l'ambiente.
La camorra prospera perché nuota in un mare fatto di un complesso di comportamenti informali o illegali dovuti a cultura lassista, sopraffazione o ancora a mancanza di opportunità lavorative: riesce spesso a sostituirsi allo stato, assoggettando la
421 Cfr. ibidem.
Legambiente, Ecomafia 2009. Le storie e i numeri della criminalità ambientale. Milano, Edizioni
Ambiente, 2009, p. 321.
popolazione, o altre volte scendendo a compromessi con essa e soprattutto con il settore privato e pubblico.
L'inefficienza della pubblica amministrazione, la pervasività della criminalità organizzata (la prima azienda italiana per fatturato, secondo un rapporto di Confesercenti 423 ), i legami clientelari tra affarismo e malapolitica, la diffusissima sotto- occupazione che, se da un lato permette ad alcune piccole e medie imprese di essere competitive sul mercato dall'altro abbassa la qualità della vita, e la diffusa rassegnazione o adattabilità della popolazione a tale situazione creano condizioni di debolezza strutturale delle istituzioni economiche della regione, nonostante le favorevoli condizioni climatiche e morfologiche. Non a caso si riscontra un'alta disoccupazione o sotto-occupazione giovanile e da un continuo flusso di emigrazione della forza lavoro giovane, anche di quella con elevati livelli d'istruzione.
L'illegalità trova terreno fertile anche a causa di altro primato negativo della regione: essa è la più povera d'Italia. L'Eurostat, l'istituto di statistica dell'Unione Europea, calcola che «il reddito in regione è pari al 66,2 per cento della media continentale, il dato più basso nel Mezzogiorno (fermo al 69,6 per cento)» 424 . Nella successiva tabella sono elencati i Pil pro-capite delle regioni italiane al 2005, classifica in cui la regione risulta ultima. Ciononostante, essa è una delle regioni meridionali più industrializzate, che presenta alcune eccellenze, ma anche situazioni di difficoltà tipiche del periodo industriale “post- fordista” e dell'attuale periodo di recessione economica.
423 La criminalità organizzata italiana, nel complesso, avrebbe un fatturato annuo stimato di novanta miliardi di euro (2007), pari al 7 del Pil. Fonte: Confesercenti, Rapporto Sos impresa, 2007, citato in “La
mafia? «È la prima azienda italiana»”, Corriere della sera del 22 ottobre 2007.
424 Da “La Campania è la regione più povera d’Italia”, in Il Denaro, 13 febbraio 2008.
Tab. 8. Pil pro-capite delle regioni italiane e percentuale Pil regionale rispetto alla
media nazionale
PIL pro-capite indicizzato alla
PIL pro-capite
media italiana (Italia = 100)
Emilia Romagna
Valle d'Aosta
Friuli-Venezia Giulia
Fonte: elaborazione propria, dati Eurostat 2005.
I dati sulla disoccupazione in Campania, in linea con quelli del Mezzogiorno,
confermano sempre tassi più elevati rispetto alla media italiana, specie riguardo alla disoccupazione giovanile. L'economia sommersa, però, spesso falsa queste statistiche: secondo varie stime, peserebbe circa come un terzo dell'economia ufficiale. Il rapporto Svimez 2006, ad esempio, afferma che il lavoro irregolare rappresentanterebbe una quota di oltre il 22, ma, come nota Sommella, se si considerano solo alcuni settori come quello delle piccole e medie imprese, «la quota di sommersoinformaleirregolare […] rischia di risultare assai più che maggioritaria» 425 .
Nel settore secondario si nota uno squilibrio della concentrazione delle attività simile
a quello della popolazione: esse sono insediate tradizionalmente nel Napoletano e nel Salernitano. Stanno avvenendo però processi innovativi nell'assetto territoriale regionale, per cui le attività industriali tradizionali, eredità della grande tradizione artigiana e industriale di Napoli, contribuiscono a una diffusione policentrica della piccola e media impresa sul territorio regionale. Attraverso sovvenzioni allo sviluppo locale, dovute anche agli interventi post-terremoto, sono stati sostenuti alcuni distretti industriali, localizzati spesso in aree interne lontane dalle classiche localizzazioni della grande industria del passato e maggiormente legate al territorio. Sebbene siano solitamente settori tradizionali
425 Cfr. Sommella R., La trasformazione dello spazio napoletano: poteri illegali e territorio, in Gribaudi G., Traffici criminali. Camorra, mafie e reti internazionali dell’illegalità , Torino, Bollati Boringhieri, 2009, p. 367.
e scarsamente concorrenziali, queste nuove aree (come nel Casrtano o nell'Avellinese) indicano alcune direttrici di sviluppo che riequilibrano l'insediamento umano. 426
Il settore terziario in Campania ha una grossa rilevanza come dato aggregato (76,8 del valore aggiunto e 68,8 degli addetti), ma va analizzato nelle sue singole componenti. Esso comprende infatti il settore pubblico, il commercio al dettaglio e anche servizi di qualità: ma le prime due componenti occupano la gran parte degli addetti:
• la pubblica amministrazione è uno dei rami che assorbe un gran numero di
occupati pur senza assicurare, molte volte, un'elevata qualità del servizio. Di conseguenza non contribuisce ad innalzare il livello della qualità della vita, ma solo
a garantire una fonte di reddito per molti. Infatti, come da più parti segnalato, parecchie assunzioni avvengono con lo scopo principale di creare consenso e per surrogare la carenza di sbocchi in altri comparti. 427
• il commercio al dettaglio assorbe parecchia manodopera, ma il valore aggiunto si
riduce in favore della grande distribuzione, che cresce in media del 6 all'anno negli ultimi anni. Essa si sviluppa principalmente lungo gli assi viari tangenti Napoli e in direzione di Caserta: da un lato risponde a logiche localizzative simili a quelle dell'intervento straordinario (grandi strutture slegate dal contesto territoriale), dall'altro dà nuova centralità logistica e opportunità lavorative a comuni strutturalmente in difficoltà. 428
Il comparto agroalimentare (prodotti tipici dell'agricoltura e dell'allevamento) e il turismo (i cui addetti rientrano sempre nel terziario), sono settori importanti nell'economia della regione. Entrambi sono favoriti dal clima, dalla bellezza e varietà del paesaggio e dalla fertilità di molte terre campane.
In conclusione, la Campania è una regione con molte potenzialità, sia per la ricchezza di risorse culturali che per favorevoli condizioni climatiche e morfologiche, nonché di posizione strategica all'interno del Mezzogiorno d'Italia. Di certo, però, la diffusa illegalità non consente di dispiegare tutte le potenzialità e affligge quella parte della società civile onesta, costretta a subirne le conseguenze. Nonostante gli sforzi della magistratura e delle forze dell'ordine diano buoni frutti, il fenomeno criminale sembra lontano dall'essere estirpato, a causa del suo radicamento e della capacità di penetrazione in tutti i settori della vita civile, ivi compresi i gangli fondamentali della pubblica amministrazione. Tuttavia l'insieme socio-economico della regione continua a sopravvivere, sebbene sembra sempre sia sull'orlo del collasso. Nonostante condizioni asfittiche o limitate per le forze
426 Cfr. Amato F., 2007, op. cit., pp. 196-197. 427 Cfr. Ibidem, p. 198. 428
Cfr. Ibidem, p. 202.
sane, la regione può probabilmente offrire ancora risorse interessanti per accrescere il benessere – non puramente economico – dei cittadini. Risorse che però potrebbero essere compromesse via via dalla criminalità, e che richiedono forme di governo consapevoli e attente al bene comune della cittadinanza, accompagnate da un cambiamento culturale per lo sviluppo della legalità che protegga sul lungo periodo questo territorio così ricco.