Confronto tra PIL e produzione pro-capite di RSU indicizzati alla media
Fig. 34. Confronto tra PIL e produzione pro-capite di RSU indicizzati alla media
italiana (pari a 100)
C PIL pro-capite - 2005 B S
- indicizzato alla me-
dia italiana -
riu
elaborazione su fonte:
F
Eurostat RSU pro-capiteanno -
2005 - indicizzato media italiana - elaborazione su fonte Apat
Fonte: elaborazione propria su dati Eurostat (2005) e Apat (dati 2005), Rapporto rifiuti 2006.
I dati sul PIL derivano dall'articolo “Regional GDP per inhabitant in the EU27 GDP per inhabitant in 2005
ranged from 24 of the EU27 average in Nord-Est in Romania to 303 in Inner London”, in “Eurostat News Relase” n. 192008 del 12 Febbraio 2008, alla pag. web:
http:epp.eurostat.ec.europa.euplsportaldocsPAGEPGP_PRD_CAT_PRERELPGE_CAT_PREREL_YEA R_2008PGE_CAT_PREREL_YEAR_2008_MONTH_021-12022008-EN-AP.PDF
La precedente fig. 34 è interessante, poiché induce a proporre varie ipotesi sui fattori che portano a un consumo più o meno elevato di rifiuti urbani pro-capite. Possiamo notare alcune tendenze:
• le regioni del nord hanno tutte un Pil superiore alla media nazionale, quelle del sud
presentano invece un Pil di gran lunga inferiore alla media; • le regioni del nord e del centro producono un maggior quantitativo di rifiuti pro-
capite, ma in alcuni casi non è superiore alla media nazionale; • gli scostamenti verso l'alto del Pil delle regioni del nord non sono sempre
accompagnati da analoghi scostamenti dalla media nazionale di produzione dei rifiuti urbani pro-capite, mentre questo avviene nelle regioni Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, e in parte nel Lazio;
• le regioni del sud, isole comprese, hanno tutte un Pil nettamente inferiore alla
media; anche la produzione è inferiore alla media, ma non in modo così netto In base a queste tendenze, potremmo formulare alcune ipotesi:
• la produzione di rifiuti urbani pro-capite dipende in parte dal Pil, ma in parte può
essere spiegata da una tendenza a elevati consumi non del tutto dipendenti dal Pil. Il caso delle regioni del sud confermerebbe questa ipotesi, e quella secondo cui ci troviamo in una società di consumatori: anche laddove il reddito non consentirebbe consumi elevati, vi sono probabilmente sovvenzioni al reddito, eo un costo della vita più basso, che consente ugualmente di aumentare la propensione al consumo – non quanto al centro-nord ma con quote comunque elevate;
• un'altra ipotesi da indagare meglio è quella del peso del turismo verso le regioni
meridionali, che, seppur solo in periodi limitati dell'anno, aumenta la produzione pro-capite “falsando” leggermente il dato basato sugli abitanti, così come possono falsare leggermente i dati anche il pendolarismo quotidiano dei lavoratori o quello stagionale degli studenti, ma, probabilmente, a scala interna alle regioni e verso i poli attrattori.
Nella seguente fig. 35 si mostra, attraverso dati territoriali regionali, la differenza di produzione di rifiuti urbani per regioni, con le regioni centrali in testa, il nord vicino alla media nazionale e il sud in coda. Questi dati, confrontati con le percentuali di raccolta differenziata, la forma di trattamento “virtuoso” dei rifiuti su cui l'Italia punta maggiormente (tralasciando le altre opportunità) mostrano:
• un buon funzionamento delle amministrazioni del nord, che hanno portato a
termine gli obiettivi del decreto Ronchi quasi sempre (v. fig. 37), a fronte di una produzione di rifiuti pro-capite elevata;
• un ritardo nel conseguimento degli obiettivi del decreto Ronchi per le regioni del
centro, maggiori produttrici di rifiuti; • un ritardo nel conseguimento degli obiettivi del decreto Ronchi nelle regioni del
sud, leggermente compensato dal fatto che sono le minori produttrici di rifiuti di tutto il paese.