Alternative possibili: la territorialità condivisa

4. Alternative possibili: la territorialità condivisa

  Nadie libera a nadie, ni nadie se libera solo. Los hombres se liberan en comunión Paulo Freire, Pedagogìa del oprimido 612

  Una miriade di grandi e piccole iniziative legano la gestione sostenibile dei rifiuti a quella del territorio e ad attività a carattere sociale partecipate dai cittadini. Ciò avviene in tutto il mondo e finanche in quel coacervo di conflitti a tutti i livelli che è divenuta la regione Campania. Le iniziative sulla gestione sostenibile dei materiali e della produzione sembrano essere meno numerose, probabilmente a causa di una minore attenzione

  610 Cfr. Shrader-Frechette K., op. cit., p. 90. 611 Cfr. “Bertolaso attacca la Procura 'Intimoriti i miei collaboratori'”, in “La Repubblica” del 29

  maggio 2009.

  612 Freire P., Pedagogìa del oprimido, Buenos AiresMéxico D.F.Madrid, Siglo Ventiuno, 2008 (ed. or.

  Come sottolinea l’Unep, «economic growth does not necessarily mean more waste. There are alternatives. Producers and consumers can work on green design and environmentally sound production methods, sustainable management of natural resources and new ways of replacing toxic components in products. We can all contribute to integrated management of product life-cycles 613 » . Ma ciò non sempre è considerato conveniente dal mondo imprenditoriale: molti sono ancor oggi i free riders che sfruttano l'elusione delle leggi piuttosto che l'immagine “verde”. Non è, dunque, una tendenza scontata quella predicata dall'Unep.

  Se alcune delle iniziative sono volte a rendere più efficiente e sostenibile l'attuale modello di produzione e consumo, altre lo criticano e provano a modificarlo. Naturalmente, a volte le due istanze s’intrecciano. Nel Sud del mondo esistono molteplici iniziative legate alla raccolta dei rifiuti urbani, che, come oggetti usati o materie prime seconde rientrano nel ciclo del consumo o in quello produttivo. Spesso queste attività sono legate alla sopravvivenza di gruppi perlopiù informali di raccoglitori, o waste pikers, di cui non è possibile approfondire in questa sede, ma che rappresentano modelli informali di sostenibilità ambientale. Sia pur legati alla povertà, che contraddistingue masse di persone urbanizzate nella seconda metà del secolo scorso nei Paesi “in sviluppo”, si legano a una cultura contraria agli sprechi con il fine ultimo di contribuire alla sopravvivenza: Nei Paesi avanzati queste erano attività comuni prima del boom economico successivo alla II guerra mondiale. Oggi molti di questi gruppi hanno acquistato una nuova consapevolezza del loro ruolo nella società, e rivendicano, con alcuni successi (come in alcuni municipios in America Latina), il riconoscimento istituzionale delle loro pratiche. Anche in questo tipo di rivendicazioni la questione sociale molte volte si amalgama a quella ambientale, mentre la scala di azione passa inevitabilmente da quella urbana a quella nazionale e internazionale. Esempi interessanti di questa estensione sono i gruppi internazionali come la Red Latinoamericana Recicladores , nata da reti nazionali, e i tentativi di unire le forze a livello mondiale, culminati nel primo congresso mondiale dei waste pikers, tenutosi nel 2008 non a caso in una città latinoamericana (Bogotà), che ha coinvolto rappresentanti di 35 Paesi del Sud del mondo. In America Latina le loro associazioni nazionali erano attive sin dagli anni novanta: L'Asociación Nacional de Recicladores colombiana, ad esempio, nasce nel 1990. 614

  Unep, Secretariat of the Basel Convention, Grid Arendal, Dewa Europe, Vital waste graphics 2,

  2006, p.5

  614 Informazioni maggiori sono ricavabili dai siti internet delle associazioni, come ad es.: www.anr.org.co, www.redrecicladores.net, www.desechos.net.

  La partecipazione dei cittadini del Sud del mondo alla gestione dei rifiuti, qui illustrata solo brevemente 615 , come accennato è dovuta soprattutto a questioni di

  sopravvivenza di singoli individui, famiglie o gruppi e alla debolezza delle istituzioni locali. E' tipica di società dove non sono consentiti sprechi (come accadeva in Italia poche generazioni fa). La partecipazione al Nord – in particolare in Europa - è invece annoverata tra le recenti conquiste democratiche, e sancita non solo dall'Agenda 21 (sviluppata dopo il vertice di Rio e dalle istituzioni europee), ma anche da altri importanti atti europei quali la carta di Aalborg, scaturita dalla Conferenza europea sulle città sostenibili (1994) e la Convenzione di Århus in vigore dal 2001: il pubblico dev'essere informato, fin dalla fase iniziale del processo decisionale, sulle decisioni prese per il territorio che abita. Gli obiettivi principali della convenzione sono quelli di:

  • assicurare l'accesso del pubblico alle informazioni sull'ambiente detenute dalle

  autorità pubbliche; • favorire la partecipazione dei cittadini alle attività decisionali aventi effetti

  sull'ambiente; • estendere le condizioni per l'accesso alla giustizia in materia ambientale.

  In Europa la partecipazione diviene dunque un diritto dei cittadini sulle scelte che li riguardano – naturalmente perfettibile e non sempre applicato. Ma ciò che interessa, in questa analisi, sono i punti di contatto tra le due forme di partecipazione, che possono rivelarsi utili al Nord come al Sud. Se, infatti, iniziative concrete di sopravvivenza si intrecciano con quelle istanze ambientaliste che hanno a cuore le sorti del territorio, la salute e le occasioni di partecipazione alla vita pubblica dei suoi abitanti, i rifiuti possono diventare davvero un'opportunità di volgere la conflittualità verso un processo di autocoscienza del territorio e dei modelli di sviluppo adottati. Molte sono le possibilità di trarre vantaggi economico-sociali per un numero più elevato di persone, come segnala Viale 616 , da un processo condiviso di gestione dei rifiuti.

  Numerosi sono i punti di contatto con i movimenti ambientalisti, che oggi, sul tema rifiuti, si rifanno sempre più spesso alla “strategia rifiuti zero”: essa è forse, attualmente, la modalità di gestione dei rifiuti più avanzata nel rispetto dell’ambiente in termini concettuali: essa assume come importante non solo la gestione degli scarti finali della produzione, ma mira a ridurre alla fonte la produzione di rifiuti, in modo più o meno

  Ma ampiamente documentata in testi che si occupano di urbanizzazione nel Sud, di cui se ne

  citano solo alcuni esempi: Cattedra R., Memoli M. (a cura di), La città ineguale, Unicopli, Milano, 1995; Balbo M., L'intreccio urbano. La gestione della città nei paesi in via di sviluppo,Milano, FrancoAngeli, 1999 e Povera grande città. L'urbanizzazione nel Terzo Mondo, Milano, FrancoAngeli, 1995; Davis M., Il pianeta degli slum, Milano, Feltrinelli, 2006.

  In Viale G., Governare i rifiuti. Difesa dell’ambiente, creazione d’impresa, qualificazione del lavoro,

  sviluppo sostenibile, cultura materiale e identità sociale dal mondo dei rifiuti , Torino, Bollati Boringhieri, 1999 sviluppo sostenibile, cultura materiale e identità sociale dal mondo dei rifiuti , Torino, Bollati Boringhieri, 1999

  

  All'attuazione dell'opzione rifiuti zero si sono avviati diversi municipi, sia di piccola taglia, dove naturalmente la gestione risulta più semplice, sia di dimensione medio- grande. In Italia si distingue il piccolo Comune di Capannori, la cui strategia si ispira in toto a quelli della Zwia. Ma anche altri comuni, come il caso di Salerno in Campania, hanno ottenuto risultati notevoli pur non ispirandosi al modello Zero Waste: risultati basati soprattutto sulla raccolta differenziata, soluzione “a valle” ma significativa di come una media città possa riuscire a cambiare modalità di gestione con soluzioni attualmente disponibili (come la raccolta Ru “porta a porta”). Altri esempi internazionali poi, come i casi di San Francisco e Buenos Aires, mostrano che anche città medio-grandi possono raggiungere obiettivi notevoli: il segno del cambiamento è evidente nell'organizzazione municipale e nel coinvolgimento dei cittadini (che nella capitale argentina include anche l'istituzionalizzazione delle cooperative di raccoglitori informali di rifiuti come i cartoneros ).

  Comunità territoriali che hanno adottato l'obiettivo Zero Waste o hanno sviluppato un piano per raggiungere l'obiettivo

  Zero Waste – 2008 Australia-

  California, Usa -

  Other USA

  Canada

  South

  Zero Waste

  New

  United

  Other Parts

  ZW Communities

  America

  Strategy in

  Zealand

  Kingdom

  of Europe

  Africa Asia

  place

  Del Norte County

  Boulder

  Halifax, Nova

  Candon City, Ilocos

  County, CO

  Scotia

  Aires ,

  (currently at

  Sur, Philippines

  Argentina

  65)

  Doncaster Metropolitan

  San Luis Obispo

  City of

  City of

  Rosario,

  Eurobodalla

  Over 66 of

  Borough

  City of

  South Africa San Isidro, Sueva

  County

  Boulder, CO

  Nelson, BC

  Argentina

  Council

  the Cities

  Council;

  Capannori,

  (Adopted the Edija, Philippines

  Italy

  Polokwane

  Santa Cruz County Central

  Bath and NE

  .

  Declaration Pilar, Sorsogon,

  (including separate Vermont Solid District

  Council

  adopted ZW

  Somerset

  on Waste Philippines

  adoption of ZW as

  Waste

  Kootenay

  as a goal

  District

  Management

  a goal by all 4

  Management

  Boundary, BC

  Council;

  at first

  City of Oakland

  New York

  Waste Linamon, Lanao del

  City(Citizens

  District

  Australia

  Norte, Philippines

  ZW Plan

  Kootenay, BC

  Government

  Gwent County

  but not

  Borough

  adopted by

  Council

  City)

  San Francisco

  Seattle, WA

  Smithers, BC

  The State of

  Sigma, Capiz,

  City and County

  Kamikatsu, Japan

  County, CO

  District Cowichan Valley, BC

  Kovalam, India

  Susitna

  District of Borough, AK Nanaimo, BC

  Palo Alto

  County, OH

  Ontario

  Municipality, West

  San Bernardino

  Sedona, AZ

  Sunshine

  Bengal, India

  County Zero

  community based

  Communities

  District, BC

  waste management

  (informally)

  with zero waste goal)

  San Diego County

  Madison, WI Regional

  (Citizens Advisory

  District of

  Committee only)

  Central Okanagan, BC

  San Luis Obispo

  Albuquerque,

  City of Trail,

  (developing ZW plan)

  Sonoma County

  Austin, TX

  City of

  (Local Task Force, (developing

  Rossland, BC

  citizens committee ZW plan) only) State of California,

  Telluride, CO

  Village of

  Integrated Waste

  (developing

  Fruitvale, BC

  Management

  ZW plan)

  Board Marin County, CA

  City of Grand

  Joint Powers

  Forks, BC

  Authority Fairfax

  Metro Vancouver, BC

  Novato Fresno El Cajon Culver City (In Sustainable Community Plan) Ocean Beach (neighborhood Council of City of San Diego) Rancho Cucamonga San Jose Apple Valley San Juan Capistrano

  Fonte: www.zwia.org, sito della Zero Waste International Alliance.

  Insomma, se al Sud l'eliminazione degli sprechi è una necessità, accompagnata da istanze ambientaliste, viceversa al Nord è solitamente una richiesta ambientalista, accompagnata a volte da istanze sociali: nel campo della gestione dei Ru, alla strategia rifiuti zero si affianca anche l'opportunità di creare occasioni di lavoro: la raccolta porta a porta dei rifiuti, la selezione meccanico-manuale, l'impiantistica diffusa come il compostaggio dà molte più opportunità lavorative rispetto a soluzioni di smaltimento centralizzate e capital intensive come l'incenerimento o la discarica, oltre ad essere meno impattante sull'ambiente. Se questo si somma alle occasioni lavorative create da esperienze come le isole ecologiche con recupero e riparazione di oggetti che possono essere rivenduti in mercatini dell'usato, allora si può ottenere anche in contesti “sviluppati”, ma in costante rischio recessione economica, un contributo dal cosiddetto lavoro verde legato alla gestione degli scarti. A chiudere questo ipotetico circolo virtuoso, poi, si aggiunge il recupero della coscienza dei materiali e dei processi produttivi, che è tutt'uno col recupero della conoscenza del proprio territorio e dell'ambiente globale: come visto nel primo capitolo, queste conoscenze sono di solito accantonate nella società industriale, dove il campo del sapere può diventare troppo specializzato o concentrato a scapito di quella “cultura materiale” diffusa, che nelle società tradizionali era spesso anche una cultura del territorio.