Le comunità territoriali e la partecipazione: contestazioni bottom up e
2.4 Le comunità territoriali e la partecipazione: contestazioni bottom up e
proposte di governo
In diverse occasioni i conflitti ambientali producono nuove coesioni sociali, e nuove visuali dell’opinione pubblica rispetto all’ambiente. Il conflitto campano presenta una coscientizzazione dei gruppi di base, che hanno formato comitati civici e reti di pressione, attuando il passaggio da attori paradigmatici a sintagmatici come indicano Faggi e Turco 597 : con un loro piano e con un salto di scala della lotta, che da Nimby diviene Niaby (Not in anyone backyard) e Nope (Not on planet Earth). Di certo sussistono pratiche Nimby di rifiuto, che, come afferma Viale 598 , sono spesso l'unica arma a disposizione di comunità deboli che subiscono ingiustizie ambientali “per il bene della nazione”.
Un salto di qualità dei movimenti avviene quando essi stessi reclamano la possibilità di essere ascoltati dalle istituzioni in base al diritto a partecipare alle decisioni prese sul proprio territorio, diritto oggi sancito dalle norme europee, ad esempio con la Convenzione di Aarhus del 1998, con le direttive concernenti la Valutazione ambientale strategica (422001), quella sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale (42003). queste norme introducono elementi innovativi nelle metodologie in materia di programmazione e pianificazione, che accrescono sempre più la domanda di una partecipazione informata e consapevole tra le istituzioni e società civile organizzata. Ma, come sottolinea Ventriglia 599 , i processi di partecipazione sanciti dall'Agenda 21 a livello europeo sono in forte ritardo negli enti meridionali; pochissimi risultano poi essere i tentativi di integrazione dei Piani d'Azione elaborati nell'ambito dei processi di Agenda 21 Locale (A21L) con gli altri piani di settore e con gli altri strumenti di programmazione degli enti. Il paradosso, continua Ventriglia, è nell'esempio della Provincia di Napoli: nonostante le gravi emergenze ambientali che l'ente racchiude nei suoi 92 Comuni, le maggiori attività dell'A21L qui avviata hanno riguardato l'estensione di un Rapporto socio-economico e ambientale, tra le attività di reporting, e, tra quelle di intervento sul territorio, solo un progetto pilota (Ecopolis) sull'agricoltura e il turismo sostenibile nelle isole del Golfo. Il tralasciare il capoluogo e i comuni dell'hinterland caratterizzati da croniche emergenze ambientali fa pensare che «la traccia di agenda 21 […] è estremamente flebile» 600 nella provincia più significativa del Mezzogiorno. Quanto affermato ha trovato conferma più volte in esperienze personali, attraverso interviste o interventi effettuati nei locali della Provincia di Napoli nel corso di seminari e conferenze tenute sul tema della
597 Op. cit.
Cfr. Viale G., Governare i rifiuti. Difesa dell’ambiente, creazione d’impresa, qualificazione del lavoro,
sviluppo sostenibile, cultura materiale e identità sociale dal mondo dei rifiuti , Torino, Bollati Boringhieri, 1999.
599 Cfr. Ventriglia S., Mezzogiorno 21. L’agenda ambientale europea delle città del Sud, in in Viganoni L. (a cura di), Il mezzogiorno delle città. Tra Europa e Mediterraneo, Milano, Angeli, 2007.
600 Ventriglia S., op. cit., p. 397.
gestione dei rifiuti 601 . Alcuni operatori di A21L della Provincia di Napoli hanno infatti sostenuto che sarebbe stato sconveniente affrontare temi troppo scottanti per l'opinione
pubblica, quale quello dei rifiuti, attraverso percorsi di partecipazione 602 .
In Campania la lunga “emergenza” ha dato il tempo ai movimenti di base di organizzarsi e di strutturarsi. La geografia dei movimenti è interessante, poiché essi hanno superato le due più rilevanti tendenze passate: la concentrazione nel capoluogo e l'autonomia dei gruppi di lotta di base, che erano solitamente concentrati su un obiettivo specifico e spazialmente circoscritto. Alcuni gruppi invece hanno provato, con alterne vicende, a coordinare le iniziative e a strutturarsi in reti e coordinamenti che superassero l'ambito locale o comunale: sono nati ad esempio il Coordinamento Regionale Rifiuti (Co.Re.ri), formato da associazioni e comitati locali, e la Rete Campana Salute e Ambiente, formato in special modo da centri sociali e comitati locali. Le due reti hanno organizzato anche iniziative congiunte costituendo insieme il Movimento Campano per Rifiuti Zero, connesso a quello italiano. Questa architettura in cui sono rappresentate tutte le provincie
e quasi tutte le aree che affrontano una controversia ambientale sono state poi affiancate
da una struttura istituzionale, il Forum Rifuti Campania, lanciato dall'Assessore all'ambiente della Regione Ganapini nel 2008 e guidato dal già citato Guido Viale, che ha provato a dialogare con i movimenti. Dopo un avvio abbastanza partecipato, le attività del Forum e la partecipazione si sono affievolite quando le associazioni che avevano deciso di partecipare si sono rese conto che le decisioni finali in tema di gestione dei rifiuti erano ancora saldamente in mano al Commissario. L'ente Commissariato, nella persona di Guido Bertolaso, dal canto suo, si è dimostrato sordo alle richieste dei comitati di base e delle associazioni ambientaliste: le divergenze tra comitati e assessore, e l'assenza del fondamentale organo di gestione, hanno portato il Forum a una situazione di stallo nel 2009.
Ciononostante, le iniziative dei movimenti, già in corso, sono andate avanti su più
fronti:
• quello della sensibilizzazione dell'opinione pubblica e della denuncia ai media,
effettuata tramite siti web, e blog su internet per bypassare un'informazione non sempre disposta ad ascoltare voci di dissenso; una iniziativa particolare è quella delle visite sul campo (denominate “spazzatour”) con giornalisti delle aree sottoposte alle maggiori ingiustizie ambientali. Il Sottosegretariato ha imitato, nel
601 Seminari sul Ciclo integrato dei rifiuti: "dal recupero energetico all'ipotesi rifiuti zero", patrocinati
dall'
Assessorato all'Ambiente e allo Sviluppo Sostenibile della Provincia di Napoli e tenuti nella prima metà del 2008.
602 Intervista effettuata allo staff di A21L della Provincia di Napoli a margine del convegno “Crescita vs Decrescita”, nell'ambito del Forum A21L del 30 ottobre 2007
2009, questa forma di sensibilizzazione spiegando al contrario come l'emergenza rifiuti sarebbe stata risolta 603 ;
• denunce all'autorità giudiziaria (che hanno portato ad esempio alla chiusura della
discarica di Lo Uttaro), alla Corte dei conti ecc.; • lotte e manifestazioni di piazza; • proposte alternative di gestione dei rifiuti e del ciclo dei materiali.
Le proposte dei movimenti sono divenute sempre più dettagliate. Insieme a un'aumentata conoscenza del territorio campano, gli attivisti hanno studiato le altre esperienze di successo nella gestione dei rifiuti e chiedono alle istituzioni di adottare la cosiddetta “opzione rifiuti zero”, attraverso un misto di buone pratiche di riduzione alla fonte, di raccolta differenziata porta a porta, compostaggio della frazione umida, creazione di mercati per l'usato e per le materie prime “seconde”, fino a un'impiantistica meccanica e labour intensive di selezione, al fine di escludere l'opzione incenerimento. Per la gestione dei residui della raccolta differenziata spinta, citano il caso dell'impresa Centro Riciclo Vedelago 604 , che riesce a sfruttare anche questa frazione, ricavandone sabbie utili all'edilizia. Nessuna delle proposte dei comitati è stata presa in considerazione dal Commissariato o dal Sottosegretario, organi che non hanno quasi mai aperto il dialogo con
i movimenti, ma anzi si sono spessissimo scontrati con le popolazioni oggetto di intervento. Per questo motivo, come annunciato dal Presidente del Consiglio Berlusconi alla presentazione del decreto di nomina del capo della Protezione Civile Bertolaso a Sottosegretario di Stato per l'emergenza rifiuti in Campania nel 2008, «le discariche saranno aree di interesse strategico nazionale. In sostanza zone militari, presidiate dalle forze armate. Scatterà l'arresto per disordini e boicottaggi. Non saranno accettate azioni di minoranze organizzate» 605 . Solo un Commissario riconobbe che «la gente aveva ragione» 606 : Gianni De Gennaro, insediatosi a inizio 2008, si accorse che le proteste contro le vecchie discariche riaperte erano giustificate. Scoprì infatti che molte di esse erano inutilizzabili e pericolose, a causa di infiltrazioni di percolato e rischi di crolli: a Treponti di Montesarchio (Bn) e a Difesa Grande di Ariano Irpino (Av) furono riscontrati problemi di staticità; a Villaricca e Lo Uttaro (Ce) infiltrazioni e sversamenti abusivi sotto il sito di discarica mai bonificati: «a Lo Uttaro, in particolare, c'è davvero una situazione
I movimenti accusano il Sottosegretariato di aver omesso, nel proprio “spazzatour”, le aree con le
maggiori criticità.
Per maggiori informazioni sugli impianti del Centro Riciclo Vedelago si veda il sito internet
http:www.centroriciclo.com
Carotenuto A., “Napoli, decise le nuove discariche. Arresto subito per chi le blocca” in “La
Repubblica” del 21 maggio 2008.
606 Cfr. Sannino C., “De Gennaro: 'Non riapro le vecchie discariche'” del 16 febbraio 2008 e “Rifiuti, De Gennaro: «La gente ha ragione»” del 17 febbraio 2008 in “La Repubblica”.
sorprendente», dice De Gennaro, confermando i timori della people's geography e gettando un'ombra di sospetto sulle modalità di pianificazione territoriale fino a quell'epoca adottate dagli altri Commissari di Governo.
Insomma, le istituzioni sono giunte spesso in ritardo a riconoscere criticità negli impianti di smaltimento che i movimenti denunciavano da tempo, grazie alle conoscenze acquisite durante il conflitto (si veda ad es. la fig. 98).