Salute e ambiente: un'arena di contesa
2.3 Salute e ambiente: un'arena di contesa
Una delle arene di contesa più delicate in cui si combatte in Campania è quella che riguarda il giudizio sugli impatti ambientali degli impianti di smaltimento dei rifiuti e dei loro effetti sulla salute umana. Correlato a ciò, sono le differenze di opinione sulla rilevanza per la salute degli inquinanti già presenti al suolo in regione, e concentrati in alcune grandi aree definite a livello nazionale (i Sin, Siti d'interesse nazionale per le Una delle arene di contesa più delicate in cui si combatte in Campania è quella che riguarda il giudizio sugli impatti ambientali degli impianti di smaltimento dei rifiuti e dei loro effetti sulla salute umana. Correlato a ciò, sono le differenze di opinione sulla rilevanza per la salute degli inquinanti già presenti al suolo in regione, e concentrati in alcune grandi aree definite a livello nazionale (i Sin, Siti d'interesse nazionale per le
55 siti contaminati d'interesse nazionale, cui si sommano numerose aree d'interesse locale. «Una buona parte di siti contaminati è rappresentata dai grandi poli industriali attivi o dismessi, generalmente ricadenti all'interno dei siti nazionali» 581 , il cui sviluppo è avvenuto, come in altre regioni, senza particolare riguardo per gli aspetti ambientali. Ma «ciò che però sicuramente contribuisce a rendere la Campania un caso particolare è il contributo fornito al potenziale inquinamento della presenza di una notevole quantità di aree interessate dalla presenza di rifiuti: discariche, discariche abusive e abbandoni incontrollati di rifiuti, talvolta anche pericolosi, che per la loro frammentazione e dispersione sul territorio rappresentano in alcuni casi un pericolo per l'ambiente e la salute, forse meno evidente di quello associabile ad esempio ai megasiti industriali, ma proprio per questo più subdolo e meno facilmente controllabile» 582 .
In Campania è stato predisposto nel 1997 un Piano regionale per la bonifica delle aree inquinate, seguito da azioni di perimetrazione e caratterizzazione delle aree per avere una conoscenza della situazione esistente. Le bonifiche vere e proprie, però – eccetto alcune riguardanti interventi puntuali, come nel caso della decontaminazione da amianto – non hanno avuto luogo: esperti convocati al Forum Rifiuti della Campania hanno confermato che le bonifiche sono un processo lungo e costoso, mentre inchieste giudiziarie sulle società atte alla bonifica hanno messo in luce come esse fossero eluse per mancanza di mezzi a disposizione. Inoltre, le bonifiche effettuate nelle aree controllate dalla camorra, se non seguite da un programma di controllo del territorio, rischiano semplicemente di liberare spazio per altri abbandoni incontrollati di rifiuti, come accaduto sempre nelle aree periferiche tra Napoletano e Casertano.
581 Arpac (a cura di Vito M.), Siti contaminati in Campania, Napoli, Arpac, 2008, p. 9. 582 Ibidem.
Fig. 94. Siti di interesse nazionale (Sin) da bonificare in Campania
Fonte: Arpac (a cura di Vito M.), Siti contaminati in Campania, Napoli, Arpac, 2008
Come mostra la carta dei Sin, aree di notevoli dimensioni che comprendono tutto il litorale del Basso Casertano, più le zone industriali intorno a Napoli (con la recente aggiunta della discarica di Pianura) e il bacino idrografico del “famigerato” fiume Sarno sono state riconosciute degne di attenzione a scala nazionale.
Alcune di queste aree sono attualmente al centro dell'attenzione anche di numerosi studi geografico-epidemiologici, poiché in alcune di esse si riscontrano alte percentuali di incidenza di alcuni tipi di malattie. Infatti «sono emersi eccessi di rischio per la mortalità generale, per tutti i tumori e per alcune sedi tumorali specifiche (stomaco, fegato e dotti biliari, polmone, pleura, rene e vescica) e di prevalenza per tutte le malformazioni congenite e per alcuni gruppi specifici (cardiovascolari, urogenitali e degli arti) in Comuni concentrati in un’area a cavallo delle due Province, nel nord della Provincia di Napoli e nel sud della Provincia di Caserta» 583 che la accomunano ad alcune delle aree maggiormente industrializzate del nord Italia, pur essendo spesso aree rurali o rurbane: anche i tipi di morbilità riscontrati sembrano in alcuni casi essere collegati a tipologie di inquinamento tipiche di regioni altamente industrializzate. Sebbene anche la Campania abbia il suo comparto industriale – che presenta problemi di inquinamento dell'ambiente circostante – alcune di queste aree sono prevalentemente rurali o periferiche. Una delle accuse dei movimenti campani rivolte agli organi di controllo del territorio, è infatti quella di consentire alle ecomafie un inquinamento del territorio tipico di aree altamente industrializzate, a fronte però di nessun vantaggio economico per la popolazione. Seppur volessimo ammettere la commensurabilità dei vantaggi economici contro maggiori rischi per la salute, in questo caso non sarebbe possibile una simile compensazione.
Una serie di studi epidemiologici hanno messo in luce le connessioni tra lo smaltimento illegale dei rifiuti e l'aumento della morbilità in alcune aree della Campania, ipotizzando relazioni di causa-effetto.
583 Comba P., Fazzo L., Come va interpretato lo studio della Protezione civile, in “Epicentro”, rivista on- line del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute - reparto di
Epidemiologia ambientale, dipartimento Ambiente e connessa prevenzione primaria, Istituto superiore di sanità, www.epicentro.iss.itdiscussionirifiuticomba-fazzo.asp – giugno 2008
Box. 6. Nessi tra smaltimento dei rifiuti e salute: alcuni studi sulla Campania
• Senior K., Mazza A., Italian “triangle of death” linked to waste crisis, in “Lancet Oncology” 2004; 5:
525-27; • Bianchi F, Comba P, Martuzzi M, Palombino R, Pizzuti R., Italian “triangle of death”, in “Lancet
Oncology” 2004; 5: 710; • OMS, ISS et alii, Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana. Correlazione tra rischio
ambientale da rifiuti, mortalità e malformazioni congenite. Rapporto sintetico , studio commissionato dal Dipartimento della Protezione Civile, 2007;
• Commissariato di Governo per l’Emergenza Rifiuti in Campania, Rifiuti e salute in Campania, Min.
della Salute, ISS, CCM, Regione Campania 2008; • Fazzo et alii, Cluster analysis of mortality and malformations in the Provinces of Naples and Caserta
(Campania Region) , “Annali” Ist. Super. Sanità , 2008, Vol. 44, No. 1, pp. 99-111;
Le aree considerate sono proprio quelle già citate molte volte e inserite tra le provincie di Napoli e Caserta (nonostante vi siano abbandoni di rifiuti tossici in tutte le province campane, in questa zona il fenomeno è più evidente). I primi studi su queste zone, nel 2004, hanno individuato un “triangolo della morte” 584 situato tra i Comuni di Acerra, Nola e Marigliano, in provincia di Napoli. Senior e Mazza assumono che la situazione dello smaltimento rifiuti in Campania è critica al punto che la differenza tra le discariche autorizzate e quelle abusive è ridotta, poiché le prime sono usate al massimo delle loro disponibilità e quindi non operano nel pieno rispetto delle norme ambientali, mentre le ecomafie accrescono i loro traffici a scapito del territorio. Evidenziando poi come studi precedenti abbiano ipotizzato o dimostrato correlazioni di causa-effetto tra incidenza di patologie e vicinanza a inceneritori o discariche 585 , i due autori notano come gli elevati casi di cancro registrati dalla Asl Napoli 4 586 possano essere correlati all'inquinamento da
584 Senior K., Mazza A., Italian “triangle of death” linked to waste crisis, in “Lancet Oncology” 2004; 5:
525-27
585 Senior e Mazza citano i seguenti studi:
1. Goldeberg Ms, al-Homsi N, Goule L, Riberdy H. Incidence of cancer among persons living near a municipal solid waste landfill in Montreal ,Quebec . Arch Environ Health 1995; 50: 416-24;
2. Golderg Ms, Siemiatyck J, Dewar R, et al., Risks of developing cancer relative to living near a municipal solid waste landfill in Montreal , Quebec. Arch Environ Health 1999; 54: 291-96.
3. Comba P, Ascoli V, Belli S, et al. Risks of soft tissue Sarcomas and residence in the neighbourhood of an incenerator of industrial waste . Occup Environ Med 2003; 60: 680-83.
4. Parodi S, Baldi R, Benco C, et al. Lung cancer mortality in a discrict of La Spezia (Italy) exposed to air pollution from industrial plants . Tumori 2004; 90: 181-85
586 Comprende i seguenti Comuni, divisi per distretto: Distretto 69, Acerra; Distretto 70, Marigliano, Brusciano, Mariglianella e San Vitaliano; Distretto 71, Pomigliano d'Arco e Castello di Cisterna; Distretto 72,
Casalnuovo di Napoli; Distretto 73, Nola, Casamarciano, Saviano, Liveri, Scisciano, San Paolo Bel Sito, Carbonara di Nola e Visciano; Distretto 74, Roccarainola, Camposano, Cicciano, Cimitile, Comiziano e Tufino; Distretto 75, Volla, Cercola, Massa di Somma e Pollena Trocchia; Distretto 76, Somma Vesuviana e Casalnuovo di Napoli; Distretto 73, Nola, Casamarciano, Saviano, Liveri, Scisciano, San Paolo Bel Sito, Carbonara di Nola e Visciano; Distretto 74, Roccarainola, Camposano, Cicciano, Cimitile, Comiziano e Tufino; Distretto 75, Volla, Cercola, Massa di Somma e Pollena Trocchia; Distretto 76, Somma Vesuviana e
locali ottenute in modo non pianificato. Un diverso approccio metodologico ed analitico è stato adottato in uno studio commissionato nel 2007 dalla Protezione Civile all'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) 588 . «In una prima fase […] sono stati analizzati i dati di mortalità (1994-2001) e di incidenza delle malformazioni congenite (1996-2002) a livello comunale; sono state considerate 20 cause tumorali e 11 raggruppamenti di malformazioni congenite, per le quali nella letteratura scientifica sono state riportate segnalazioni di rischio associate alla presenza di discariche e inceneritori» 589 . Lo studio ha confermato numerosi eccessi di rischio in alcuni comuni al confine tra le provincie di Napoli e Caserta e in alcuni del litorale vesuviano. «Gli eccessi riguardavano la mortalità generale, per tutti i tumori e per alcune sedi tumorali specifiche quali il tumore maligno dello stomaco, del fegato e dei dotti biliari, della trachea, dei bronchi e del polmone, della pleura e della vescica. Le malformazioni presentavano eccessi di rischio per tutte le malformazioni e per alcuni gruppi specifici quali le malformazioni cardiovascolari, urogenitali e le malformazioni agli arti, in un’area sovrapponibile, sebbene più ristretta, rispetto a quella con eccessi di mortalità». 590
L'anomalia nello stato di salute dei residenti dell’area nord-est della provincia di Napoli e sud-ovest della provincia di Caserta corrisponde alle aree maggiormente interessate da pratiche illegali di smaltimento e incenerimento di rifiuti urbani e pericolosi.
Nelle due figure successive si osserva tale correlazione.
Sant'Anastasia; Distretto 77, San Giuseppe Vesuviano e Ottaviano; Distretto 78, Palma Campania e San Gennaro Vesuviano; Distretto 79, Poggiomarino, Striano e Terzigno.
587 Cfr. Bianchi F, Comba P, Martuzzi M, Palombino R, Pizzuti R., Italian “triangle of death”, in “Lancet Oncology” 2004; 5: 710;
588 OMS, ISS et alii, Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana. Correlazione tra rischio ambientale da rifiuti, mortalità e malformazioni congenite. Rapporto sintetico , studio commissionato dal
Dipartimento della Protezione Civile, 2007.
589 Ibidem, p. 3.
Ibidem.
Fig. 95. Discariche autorizzate e siti di abbandono illegale di rifiuti
Fonte: Fazzo L. et alii, Cluster analysis of mortality and malformations in the Provinces of Naples and Caserta (Campania Region) , in Ann. Istituto superiore di Sanità 2008, Vol. 44, no. 1: 99-11 (Derivante da fonte Arpac e dai Mud)
Fig. 96. Comuni con eccessi di rischio per mortalità (1994-2001) e malformazioni
congenite (1996-2002)
Fonte: OMS, ISS et alii, op. cit.
La seconda fase dello studio dell'Oms è partita da una più approfondita classificazione dei siti di stoccaggio, trattamento, smaltimento e abbandono di rifiuti pericolosi e non nelle provincie di Napoli e Caserta, al fine di ottenere un “indicatore comunale di esposizione ai rifiuti”. Attraverso la georeferenziazione di dati Arpac sono stati censiti i seguenti siti in ordine di pericolosità:
• Rifiuti sommersi (in laghi); • Cumuli rifiuti pericolosi; • Stoccaggio e trattamento tossici e nocivi; • Abbandono fusti metallici.
Attorno ad essi è stata considerata un'area d'incidenza di 1 km di raggio; l'eventuale sovrapposizione di aree avrebbe generato, nel modello, un impatto più forte. «Sulla base di questo indicatore, i 196 comuni delle due province sono stati ripartiti in cinque gruppi, di diversa numerosità ma omogenei al loro interno per quel che riguarda il grado di pressione ambientale legata allo smaltimento dei rifiuti». Ciò ha permesso di confermare in gran parte le conclusioni già tratte dalla prima fase dello studio, e di classificare i comuni in base al livello di rischio. «È stato così identificato un gruppo di otto comuni a maggior rischio (Acerra, Aversa, Bacoli, Caivano, Castel Volturno, Giugliano in Campania, Marcianise e Villa Literno), un gruppo di un centinaio di comuni a rischio minimo, usato come riferimento per le analisi, e tre gruppi caratterizzati da situazioni di rischio intermedie» (v. fig. 97).
Fig. 97. Indicatore sintetico di rischio a livello comunale dello studio Oms 2007
Fonte: OMS, ISS et alii, op. cit.
I dati ottenuti sono stati depurati dai “fattori di confondimento” più comuni, quali
la deprivazione socio-economica, che come è noto incide sullo stato di salute dei cittadini. Anche dopo questa operazione, lo studio dell'Oms conferma «l’ipotesi che eccessi di mortalità e di malformazioni tendano a concentrarsi nelle zone dove è più intensa la presenza di siti conosciuti di smaltimento dei rifiuti» 591 . Tale correlazione è statisticamente significativa, ma, conclude prudentemente tale studio, non è di facile interpretazione: possono esserci ulteriori residui di effetti di confondimento che non consentono di misurare il contributo dello smaltimento dei rifiuti alla compromissione dell'ambiente. Pur nell'incertezza della misurazione, però, si conclude affermando che «la concentrazione di eccessi di rischio nelle aree nelle quali la pressione ambientale da rifiuti è maggiore suggerisce che le esposizioni legate al trattamento dei rifiuti siano responsabili di una quota non trascurabile di mortalità e di malformazioni» 592 . Alcuni effetti dell'inquinamento potrebbero poi essere anche sottostimati: è il caso delle malformazioni congenite, la cui capacità di rilevamento del registro campano non è omogenea sul territorio. Ma in generale si sottolinea che la bassa risoluzione dei dati sanitari e l'incompletezza dei dati ambientali generano verosimilmente una sottostima del rischio. L'Oms auspicava
591 Ibidem, p. 8.
Ibidem.
approfondimenti a causa della peculiare situazione campana, che non è paragonabile, in letteratura epidemiologica, ad altri casi a causa della «complessità delle sorgenti inquinanti, [del]la molteplice natura delle esposizioni, diffuse in una zona ad alta densità di popolazione già soggetta a un coacervo di fattori di rischio ambientale, sia di tipo chimico sia di tipo igienico-sanitario» 593 .
Anche uno studio successivo e ben dettagliato 594 ha confermato la corrispondenza geografica tra aumento dei casi di cancro e malformazioni urogenitali nelle aree indicate
dal precedente studio, più esposte all'inquinamento da rifiuti, condividendo le conclusioni dell'Oms e rimandando a ulteriori approfondimenti per quanto riguarda la certezza assoluta delle relazioni di causa-effetto: non sono presi in considerazione, infatti, gli eventuali effetti dello stile di vita (alimentazione, fumo, occupazione).
Lo studio dell'Oms e gli altri hanno aperto il campo a interpretazioni diverse e a volte discordanti. L'epidemiologia, infatti, necessita di tempo e prove certe per affermare con sicurezza i nessi tra situazioni di inquinamento ambientale e conseguenze sulla salute umana. I movimenti e gli enti preposti alla gestione dell'emergenza hanno interpretato via via a loro favore nell'arena di contesa epidemiologico-sanitaria le conclusioni possibiliste delle ricerche effettuate. In generale, infatti, si segnala che:
• gli studi epidemiologici sono “possibilisti”. Essi mettono in evidenza che esiste una
correlazione geografica e statistica significativa tra smaltimento illecito di rifiuti e incidenza di patologie tumorali e malformazioni genetiche, le cui relazioni di causaeffetto sono plausibili ma da indagare ulteriormente;
• sugli studi governativi, l’impressione è che vogliano sgombrare il campo da facili
associazioni causa-effetto tra rifiuti e salute, tendendo a minimizzare le relazioni di causaeffetto per non creare allarmismi nella popolazione. Si legge nelle conclusioni dello studio del Commissariato (2008) 595 : «La cosiddetta “epidemia di malasalute da rifiuti”, quindi, non trova sostegno in questi dati: nessuno degli elementi descritti sostiene la formulazione di associazioni tra rifiuti e malattie. Certo, questo rapporto non fornisce risposta ai quesiti che riguardano le cause dei particolari problemi di salute delle Province di Napoli e Caserta. Tuttavia, la coerenza e la plausibilità delle informazioni coincidono con il consenso della letteratura internazionale, che nega un’associazione tra trattamento dei rifiuti solidi urbani e malattie». Inoltre, «cause note spiegano la maggior parte delle patologie osservate: l’eccesso di mortalità per malattie cardiovascolari collima con l’eccesso di
593 Ibidem, p. 9. 594 Fazzo et alii, Cluster analysis of mortality and malformations in the Provinces of Naples and Caserta
(Campania Region) , “Annali” Ist. Super. Sanità , 2008, Vol. 44, No. 1, pp. 99-111;
595 Commissariato di Governo per l’Emergenza Rifiuti in Campania, Rifiuti e salute in Campania, Min. della Salute, ISS, CCM, Regione Campania 2008, pp. 123-124.
fumatori, obesità, dieta scorretta e scarsa attività fisica; l’eccesso di mortalità per cancro al polmone corrisponde bene all’alta proporzione di fumatori; infine l’eccesso di cancro al fegato è legato all’endemia di epatiti croniche da virus B e C. […] C’è una forte plausibilità socioeconomica: le aree più affollate e socialmente deprivate presentano indici di cattiva salute più elevati delle altre. La deprivazione economica, culturale e sociale è ancora, in tutto il mondo, il primo determinante di cattiva salute» 596 . Il dubbio di studiosi indipendenti e dei movimenti su questo rapporto è che si voglia giustificare, con “opinioni” scientifiche, un modus operandi poco attento alla prevenzione delle malattie e legato alla giustificazione dell'esistente;
• gli studi dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, invece, sono quelli più
preoccupati della correlazione geografica tra alta morbilità e cattiva gestione dei rifiuti in Campania. Essi si concentrano sia sulla disamina della letteratura scientifica internazionale, segnalando che l'impiantistica di trattamento dei rifiuti urbani (inceneritori, discariche) ha avuto storicamente un impatto più o meno grave sulle popolazioni residenti nelle vicinanze, colpite sempre in percentuale maggiore del resto della popolazione da diversi tipi di patologie. Essi escludono che i “fattori di confondimento” possano essere tanto rilevanti da determinare la differenza nello stato di salute in queste aree. Sono soliti anche sottolineare che, nonostante le nuove tecnologie (ad es. filtri per fumi da incenerimento, impianti di discarica costruiti a norma) l'impiantistica più recente non è esente da impatti ambientali. Essi possono essere relativamente inferiori rispetto al passato, ma bisogna tenere in considerazione i valori assoluti di inquinamento (che ad es. possono mantenersi alti
a causa dell'aumento dei consumi), delle sinergie tra gli inquinanti e dell'effetto di accumulo di inquinanti in un'area nel tempo.
In questo quadro è difficile districarsi con totale certezza scientifica, ma è certo che un approccio basato sulla prevenzione è quello più indicato nel governo del territorio e della salute dei cittadini. Il problema dell'inquinamento di alcune aree in Campania sussiste e le giustificazioni addotte dagli organi di Governo appaiono troppo centrate sull'eliminazione della percezione del rischio, piuttosto che su quella del rischio stesso.
596 Ibidem, p. 123.